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Governo Draghi, Crisanti: "Io ministro? Ci penserei"

05 febbraio 2021 | 14.51
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"Alla Salute serve persona con competenze"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Non mi hanno chiesto di fare il ministro della Salute" in un possibile governo Draghi, "né ufficialmente né ufficiosamente. È un'invenzione della stampa che si esercita a indovinare". Ma lo farebbe? "Non lo so". Intanto "ci penso, mi esercito". Così Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'ateneo cittadino, intervenuto a 'Un giorno da pecora' su Rai Radio 1. "Se a lei offrissero la direzione del 'Washington Post' che fa? Ci pensa, immagino", ha risposto lo scienziato a uno dei conduttori.

Ma come titolare della Sanità italiana ci vorrebbe un virologo? "Ci vorrebbe una persona competente - è l'opinione di Crisanti - Ci vorrebbe una persona che ha le competenze per capire l'effetto delle decisioni a medio e a lungo termine, e giudicare anche i suggerimenti degli esperti. Un tecnico - ha precisato - è orientato soltanto dalle previsioni e dall'impatto di determinate scelte, il politico è influenzato da tantissime altre cose".

Il programma - "Se fossi ministro della Salute cambierei passo su tutto. Metterei sforzi senza precedenti sul piano vaccini anti-Covid, ma anche sulle misure di controllo della trasmissione del virus sul territorio, perché non si può fare affidamento solo sui vaccini. E soprattutto creerei un sistema di sorveglianza delle varianti, il tutto gestito centralmente e con fondi adeguati. In Italia si investe mezzo miliardo di euro, o non so quanto, per i banchi a rotelle e non si investe su un piano di sorveglianza delle varianti di Sars-CoV-2? Lo devo dire una volta per tutte, i banchi a rotelle non li digerisce nessuno perché hanno due difetti irredimibili: sono brutti e inutili", spiega poi Crisanti, mentre parla con l'Adnkronos Salute.

Una premessa: "Non ho ricevuto nessuna chiamata, ma se me lo chiedessero di fare il ministro certamente ci penserei. Suvvia, chi non lo farebbe?", ripete.

Il suo pensiero, interpellato su cosa farebbe nelle vesti di ministro di un ipotetico governo Draghi, va in particolare all'urgenza di tenere monitorata la diffusione delle varianti: "Quello che è stato concepito finora su questo fronte - dice - è un passo nella giusta direzione ma siamo lontani da ciò che dovrebbe essere fatto: all'atto pratico manca ancora coordinazione, investimento infrastruttura. Ecco perché chiamo in causa i banchi a rotelle".

L'ideatore del 'piano tamponi' che in estate sollevò grande dibattito, torna anche su questo punto: "Il mio piano? Lo riprenderei senz'altro in mano e lo riaggiornerei. C'è bisogno di sviluppare strumenti informatici, potenziare la capacità di tracciamento e interrompere le catene trasmissione. Quanto ai vaccini bisogna creare la logistica. Insomma di cose da fare da ministro ce ne sarebbero diverse".

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