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Il rigore di Gianfranco Teotino, con l’Inghilterra vittoria costruita a ‘casetta Manaus’

15 giugno 2014 | 18.25
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La chiamavano Casetta Manaus a Coverciano. Una struttura in legno, quindici metri quadrati in cui erano riprodotte le condizioni previste per la partita con l’Inghilterra: caldo e umidità, 33 gradi e 70%, esattamente le condizioni poi registrate ieri sera. Tapis roulant e cyclette per testare le reazioni dei giocatori allo sforzo: frequenza cardiaca, temperatura interna, acido lattico prodotto. Per capire chi fra i 23 azzurri era in grado di resistere meglio. Per capire quali ritmi di gioco sarebbe stato opportuno mantenere in campo.

In molti hanno ironizzato. E’ finita che nell’Arena Amazonia gli inglesi negli ultimi venti minuti avevano tutti i crampi, non si reggevano in piedi. I nostri invece erano magari stremati, ma ancora in grado di correre e comunque arrivare sulla palla prima degli avversari. Poi dicono che nel calcio non c’è niente da inventare, che è il gioco più bello del mondo perché è lo stesso da sempre, undici contro undici e chi la mette dentro vince. Certo che sì. Ma c’è modo e modo di arrivare a metterla dentro. Non è vero che gli allenatori non contano niente. Decidono i campioni, ma i campioni debbono essere messi nelle condizioni di rendere al meglio. E anche il calcio, come gli altri sport professionali, sta facendo passi in avanti da gigante. Affidarsi allo sviluppo, al progresso, alla scienza, alle tecnologie non è mai sbagliato. Complimenti a Prandelli e a tutto lo staff azzurro.

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