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Il rigore di Gianfranco Teotino, la paroletta magica è ‘intensità’

22 giugno 2014 | 16.19
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Il problema non è che gli azzurri corrono meno degli avversari quando fa caldo, il problema è che corrono meno degli avversari in generale.

Il rigore di Gianfranco Teotino, la paroletta magica è ‘intensità’

E adesso per favore smettetela di parlare del caldo. A Recife c’erano 28 gradi, durante la partita con la Costa Rica e l’umidità era inferiore al 70 per cento. L’ha voluto dire in conferenza stampa anche il professor Castellacci, capo dello staff medico azzurro. Anche perché, legittimamente, teme si metta ora in discussione tutto il lavoro scientificamente svolto a Coverciano per preparare gli azzurri alle condizioni estreme.

Condizioni che si sono presentate a Manaus, sia pure in forma tutto sommato moderata, durante la partita con l’Inghilterra, ma non a Recife, nonostante si sia giocato alle 13 ora locale. Allora, il problema non è che gli azzurri corrono meno degli avversari quando fa caldo, il problema è che corrono meno degli avversari in generale. Torniamo al vecchio discorso di Capello sul campionato italiano che non è sufficientemente “allenante”. Ha assolutamente ragione.

La paroletta magica è “intensità”. Ovunque nel mondo ormai si gioca con ritmi e aggressività maggiori che in Italia: si sta in campo dal primo al novantesimo minuto sempre con la medesima voglia di conquistare il pallone e di giocarlo, di attaccare o di difendere, con maggiore continuità l’una o l’altra fase a seconda dell’impostazione della partita, ma di non fermarsi mai, di ripartire sempre velocemente per non dare tregua agli avversari. Da noi non lo si fa. Il tempo di gioco effettivo è inferiore a quello degli altri. Le partite sono spezzettate da fischi arbitrali e giocatori che restano a terra a lungo dopo contatti anche di minima entità. Se prima o poi non si affronta questo problema, diventa quasi inutile parlare di difesa a quattro o a cinque, di Immobile o Balotelli, di avversario da aspettare o da sorprendere. In questo Mondiale il campo finora ha detto che chi ha più gamba vince. Se non hai Messi.

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