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Bergoglio vs Ratzinger, domenica sarà sfida anche in Vaticano

10 luglio 2014 | 08.37
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Entrambi con la passione per il calcio, il Papa in carica e quello emerito si troveranno in tifoserie opposte davanti alla finale di domenica Argentina-Germania- Albiceleste in finale, Olanda ko ai rigori. Padre Lombardi: "Francesco si informerà certamente"

Bergoglio vs Ratzinger, domenica sarà sfida anche in Vaticano

Bergoglio vs Ratzinger. Quella di domenica, permettendosi un intervento a gamba tesa, sarà una sfida alla pari. Di sicuro, almeno per quanto riguarda chi dal Vaticano tiferà per Argentina e Germania. Domenica entrano in campo, per restare in argomento, due che sono un po' più lontani dal Maracanà, dove i riflettori saranno puntati sui big presenti in tribuna d'onore, dalla Cancelliera Merkel alla presidentessa Kirchner, ma a cui milioni di persone guardano (o hanno guardato) in tutto il pianeta.

I capi della Chiesa, un Papa in carica e uno emerito, ex, per usare termine secolare (e calcistico). Entrambi accomunati da almeno due cose: l'arrivo al soglio pontificio e la passione per il gioco del calcio. L'argentino, pronto ad esultare per Messi con la coppa del mondo in mano, non ha mai nascosto la sua devozione per i 'Cuervos' del San Lorenzo, squadra di Buenos Aires che è da sempre nel suo cuore, mentre nella tasca c'è addirittura la tessera n. 88.235 del club con le maglie rossoblu. Che sono anche i colori del manto della Vergine Maria Ausiliatrice, la più venerata dai salesiani e festeggiata ogni 24 maggio dai tifosi del barrio boedo. Nelle biografie del Papa, si racconta come spesso sia stato allo stadio e che da ragazzino abbia addirittura palleggiato con Alfredo Di Stefano, suo compagno di scuola diventato poi uno dei fuoriclasse del Fútbol.

Il mondiale brasileiro ha già visto Bergoglio schierato in prima fila: la prima sfida l'ha lanciata pochi giorni fa, alla vigilia degli ottavi con la Svizzera. "Sarà una guerra", ha detto alle guardie elvetiche di Santa Marta, che avevano nel frattempo messo in piedi un megaschermo per seguire il match da dentro o fuori contro l'albiceleste. Poi, per la gioia (e con la benedizione) del Santo Padre l'Angel(o) Di Maria, al 118', risolve la partita, rivelatasi complicatissima, e porta avanti i suoi. 1-0 per il Papa. L'Argentina si apre la strada e arriva a far fuori tutti gli ostacoli prima della finale con i tedeschi che hanno tritato la Selecao. Nell'ordine: gli elvetici, poi i belgi, infine gli olandesi. E ora i tedeschi. Appunto. Qui si incrociano le strade con il suo predecessore. Che in tasca non ha la tessera del Bayern di Monaco, ma che il calcio lo segue quanto l'argentino, e che per i bavaresi stravede.

Benedetto XVI, già ai tempi del mondiale del '78, quando era vescovo rifletteva sul significato del gioco del pallone. Con il suo stile, facendone tema alto. "A me sembra che il fascino del calcio stia essenzialmente nel fatto che costringe l’uomo a imporsi una disciplina in modo da ottenere, con l’allenamento, la padronanza di sé, e con essa, la superiorità e con la superiorità la libertà". Nel frattempo è passata tanta acqua sotto ai ponti, e tanti palloni sono finiti in rete. Poi Ratzinger, divenuto Papa Benedetto XVI, col fidato segretario Monsignor Georg Gaenswein, dal Palazzo Apostolico, non ha dimenticato né i bavaresi né la Manschaft, in grado di competere sempre ad alti livelli. Si racconta che Padre Georg si posizionava su una sedia, posta sempre un po' indietro rispetto a dove si accomodava il Santo Padre, e si guardava la partita in tv. Intorno a loro, le Memores Domini, le suore laiche, pronte a servire aranciata, la bevanda preferita di Benedetto XVI.

Tra le ultime sfide che ha seguito da Papa quella della finale di Champions del 2012, con gli inglesi del Chelsea che ai rigori battono Philipp Lahm e compagni. E la sconfitta agli europei della nazionale germanica per mano degli azzurri, in semifinale. Una doppia delusione, arrivata pochi mesi prima di dare le dimissioni.

Ora l'occasione della rivincita, a livello mondiale, nella terza finale della storia tra tedeschi e sudamericani. Bilancio per ora in perfetta parità. Nell'86, nella finale di Città del Messico, ci fu il trionfo dell'Argentina della 'mano de Dios', quel Maradona che portò in cielo l'Albiceleste. Poi la rivincita del '90 a Roma, con la vittoria tedesca, di rigore. Domenica chissà. Di certo un Papa che sarà 'beato', un altro no. Mai successo, in oltre cento anni di mondiali.

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