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Fatture false, oggi la sentenza per i genitori di Renzi

07 ottobre 2019 | 06.50
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Nel marzo scorso gli imputati erano finiti agli arresti domiciliari. Imputato davanti al tribunale di Firenze anche l'imprenditore Dagostino 're degli outlet'

Tiziano Renzi e Laura Bovoli (Fotogramma)
Tiziano Renzi e Laura Bovoli (Fotogramma)

È attesa per oggi la sentenza del tribunale di Firenze per il processo per presunte false fatture che vede imputati i genitori dell'ex premier Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, insieme all'imprenditore Luigi Dagostino. Davanti al giudice Filippo Gugliotta, alle ore 10, il pm Christine Von Borries formulerà le richieste di condanna, dopo di che sono previste le arringhe dei difensori e delle parti civili, al termine delle quali ci sarà la camera di consiglio.

Per le fatture false, nel marzo scorso gli imputati erano finiti agli arresti domiciliari su richiesta della procura diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo.

Le fatture contestate dall'accusa al centro del processo sono due: una da 20.000 euro e l'altra da 140.000 euro. Le fatture vennero pagate alla società Party srl (quella da 20mila euro) e alla Eventi 6 srl (quella da 140mila euro) nel luglio 2015. Secondo la procura la fattura da 140mila euro per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all'outlet del lusso 'The Mall' di Leccio di Reggello (Firenze) sarebbe per consulenze pagate ma non realizzate. L'altra fattura da 20 mila euro risulta emessa dalla Party srl (unica fattura emessa dalla Party nel 2015), società fondata da Tiziano Renzi (con il 40% della quote) e dalla Nikila Invest, srl amministrata da Ilaria Niccolai (60%), compagna dell'imprenditore Luigi Dagostino.

I fatti, per come sono stati ricostruiti dalle indagini, risalgono al 2015 quando Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società che si occupava della gestione dell'outlet 'The Mall'. Dagostino avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai coniugi Renzi, di studi di fattibilità per lavori all'outlet. Durante il dibattimento in aula, un consulente tecnico citato dalla difesa, il commercialista Francesco Mancini, rispondendo alle domande di uno dei legali di Laura Bovoli, avvocato Francesco Pistolesi, ha affermato che le due fatture oggetto del processo furono regolarmente contabilizzate e non provocarono alcun danno all'Erario.

In base a quanto riferito dal commercialista, le fatture emesse dalle società dei coniugi Renzi, Eventi 6 srl e Party srl, furono regolarmente registrate nella contabilità delle due aziende, sia nel 'libro Iva', ai fini del pagamento dell'imposta sul valore aggiunto, che nel 'libro giornale', ai fini del pagamento delle imposte dirette. Le fatture furono emesse verso la Tramor, che ritenendole false si è costituita parte civile nel processo, facendole anche cancellare dalla denuncia dei redditi. Per i legali dei Renzi tuttavia, la società non avrebbe annullato le fatture, limitandosi in via cautelativa a considerarne i relativi costi non come inesistenti ma come indeducibili.

Nell'udienza dello scorso 8 luglio Tiziano Renzi e Laura Bovoli hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti nel processo per le due fatture: così non si sono presentati all'udienza nella quale era previsto che fossero ascoltati. In quell'occasione il loro legale, l'avvocato Federico Bagattini dichiarò: "Il collegio difensivo ha ritenuto di poter rinunciare all'esame di Tiziano Renzi e Laura Bovoli perché l'istruttoria dibattimentale ha già offerto il massimo degli argomenti difensivi. In particolare sono stati gli stessi ufficiali di polizia giudiziaria della guardia di finanza che hanno ammesso e riconosciuto che l'emissione delle fatture oggetto del processo non determinò alcun danno erariale, questo è quanto basta a nostro avviso per escludere la sussistenza di qualsiasi reato fiscale".

Nell'ultima udienza del 15 luglio scorso è stato sentito Luigi Dagostino in aula. "Il mio unico errore è stato non contestare quelle due fatture da 160mila euro. Una cifra esosa, che mi ha lasciato perplesso, ma che ho regolarmente pagato per sudditanza psicologica verso i genitori dell'ex premier". È stata questa la tesi difensiva dell'imprenditore di origine pugliese "re degli outlet". "Si tratta di fatture regolarmente pagate - ha proseguito Dagostino - Gli affari con l'outlet di Reggello andavano bene, avevamo degli utili importanti, non mi è sembrato saggio mettermi a discutere con i genitori di quello che all'epoca era il presidente del Consiglio, ho pagato e basta. Dopo non ho più avuto alcun rapporto con Renzi e Bovoli".

"Se avesse ritenuto quelle fatture troppo alte per il lavoro svolto avrebbe dovuto non pagarle", replicò il legale dei Renzi, Federico Bagattini.

Il 15 luglio il padre e la madre di Matteo Renzi hanno scelto, invece, di non presentarsi in aula, ma tramite i loro legali hanno depositato due memorie scritte. Nelle memorie difensive "i coniugi Renzi - spiegò Bagattini - hanno sostenuto quello che i loro difensori hanno già anticipato, e cioè che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate".

"Ho sempre lavorato e dato lavoro: non ho avuto bisogno di avere il figlio premier per lavorare" e "chi dice il contrario mente" scrisse Tiziano Renzi in un passaggio della memoria consegnata al tribunale. "Non c'è nessuna fattura falsa - proseguiva Tiziano Renzi - solo tante tasse vere, tutte pagate fino all'ultimo centesimo: questo è oggettivamente esistente". Il padre dell'ex premier aggiungeva: "Mi indigno quando sento parlare di evasione, di lavoro nero, di assurdità che non mi hanno mai riguardato" e, "quando mio figlio è diventato presidente della Provincia nel 2004 la prima conseguenza è stata abbandonare tutti i rapporti con società partecipate di enti pubblici, a cominciare da quello con la Centrale del Latte di Firenze".

"Quello che è certo - scriveva Laura Bovoli nella sua memoria difensiva - è che non ho truffato nessuno, ho sempre pagato tutte le tasse e ho seguito le stesse procedure che hanno consentito di lavorare per 35 anni senza nessun problema e creando qualche posto di lavoro. Io non sono 'lady truffa'. Spero che la giustizia possa appurarlo. E spero soprattutto che i miei nipoti possano vedere riconosciuta la verità".

Nella memoria difensiva, Laura Bovoli dichiarava tra l'altro: "Non sono abituata alle telecamere e vivo con profondo disagio tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi. Sono una nonna di dieci ragazzi e bambini e ho vissuto con dolore il modo con il quale i media hanno descritto la mia vita, arrivando persino a mostrare in diretta sui principali tg del Paese il mio interrogatorio. I social mi descrivono come una criminale. E se comprendo che alcuni membri della mia famiglia non abbiano possibilità di invocare la privacy in ragione delle scelte politiche che hanno effettuato, cerco - per quanto posso - di recuperare tranquillità per i miei nipoti. Questo ed unicamente questo spiega perché ho rinunciato a sottopormi ad esame e a comparire personalmente oggi. Mi scuso e ringrazio per la comprensione".

Poi la memoria della Bovoli entrava nel merito delle accuse contestate: "Io sono convinta di aver rispettato le leggi. Ho sempre pagato tutte le tasse. Sempre. Anche nel caso delle due fatture contestate". Al termine dell'udienza del 15 luglio l'avvocato Bagattini commentò: "Comunque a istruttoria finita possiamo sostenere che non vi è stato un euro di evasione".

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