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Fbi sapeva del rischio strage

16 febbraio 2018 | 19.21
LETTURA: 3 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Il 5 gennaio l'Fbi ha ricevuto una segnalazione su Nikolas Cruz, l'autore della strage nel liceo di Parkland, in Florida. Per il mancato rispetto dei protocolli, però, la segnalazione non si è trasformata in un'indagine che avrebbe potuto bloccare il 19enne prima dell'azione compiuta mercoledì. Eppure, qualcuno aveva avvertito i federali che il teenager manifestava l'intenzione di compiere una carneficina.

L'Fbi, in una nota, "spiega che il 5 gennaio 2018 una persona vicina a Nikolas Cruz ha contattato la Public Access Line (PAL)" del bureau "per manifestare preoccupazioni" relative al giovane. "L'autore della chiamata ha fornito informazioni relative al possesso di un'arma da parte di Cruz, al desiderio di uccidere persone, al comportamento irregolare, ai post inquietanti sui social media e all'eventualità che potesse compiere una strage in una scuola".

"Secondo protocolli stabiliti, l'informazione fornita dall'autore della chiamata avrebbe dovuto essere valutata come una potenziale minaccia alla vita" di altre persone. "L'informazione avrebbe dovuto essere inoltrata all'ufficio dell'Fbi a Miami, dove avrebbero dovuto essere compiuti gli opportuni passi investigativi".

"Abbiamo determinato che questi protocolli non siano stati seguiti in relazione all'informazione ricevuta attraverso la PAL il 5 gennaio. L'informazione non è stata sottoposta all'ufficio di Miami e all'epoca non è stata condotta nessuna indagine ulteriore", si legge nel comunicato.

"Stiamo ancora indagando sui fatti. Sono impegnato ad arrivare fino in fondo all'accaduto in questa vicenda", ha detto il direttore del Bureau, Christopher Wray, facendo riferimento anche alla "revisione dei nostri processi per rispondere alle informazioni che riceviamo dal pubblico. Sta agli americani mantenere un atteggiamento vigile e quando i membri della comunità ci contattano con preoccupazioni dobbiamo agire in maniera appropriata e rapida", ha aggiunto il numero uno dell'Fbi.

"Abbiamo parlato con le vittime e con le famiglie, ci dispiace immensamente per il dolore supplementare che tutto questo causa a chi è stato colpito da questa terribile tragedia. Tutti gli uomini e le donne dell'Fbi sono impegnati per garantire sicurezza al popolo americano e si spendono senza sosta per migliorare quello che facciamo e il modo in cui agiamo".

Al numero speciale arrivano ogni giorno migliaia di chiamate, alcune delle quali più meritevoli di attenzione rispetto alle altre. Chi riceve la chiamata, esegue un controllo preliminare sul database e, in base alla valutazione, segnala il caso agli agenti. Nella circostanza specifica, rileva il Washington Post sulla base di informazioni provenienti dall'interno del Bureau, il call center non ha mai inoltrato l'informazione agli agenti. L'Fbi era a conoscenza dell'identità del soggetto che aveva chiamato, un adulto. E, visto che nella telefonata si faceva riferimento a vite in pericolo, la segnalazione doveva essere girata agli uffici preposti. Secondo i primi accertamenti, il meccanismo non si sarebbe inceppato a causa del numero di chiamate ricevute dal call center.

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