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Fecondazione: al via udienza pubblica Consulta su eterologa

08 aprile 2014 | 10.01
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Roma, 8 apr. (Adnkronos Salute) - E' iniziata alla Corte costituzionale l'udienza pubblica che questa mattina affronta come primo argomento il divieto di fecondazione eterologa, previsto dalla legge 40 del 2004. Di fronte alla Consulta i casi di due coppie, per cui i tribunali di Milano e Catania hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale sul tema della donazione di gameti (ovociti e spermatozoi) esterni alla coppia.

La Consulta torna dunque a pronunciarsi sulla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, dopo aver affrontato la questione della conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di embrioni da impiantare nell'utero materno. La decisione dei giudici sulla fecondazione eterologa dovrebbe arrivare entro fra stasera e domani. L'udienza si è aperta con l'intervento del giudice Giuseppe Tesauro.

Il 22 maggio 2012 la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla questione di legittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa fissato dalla legge 40/2004, aveva deciso di restituire gli atti ai giudici rimettenti, per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 3 novembre 2011 (S.H. e altri contro Austria), sulla stessa tematica. La sentenza richiamata dalla Consulta, emessa dalla Camera grande della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, aveva legittimato, di fatto, il no al ricorso alla donazione di ovuli e sperma in vitro per avere un figlio stabilito da un Tribunale austriaco, che aveva impedito a due coppie il ricorso a tecniche di fecondazione eterologa. In Austria la normativa sulla fecondazione assistita consente solo la donazione di gamete maschile in vivo, e non in vitro, e vieta la donazione di gamete femminile. La sentenza stabiliva che la decisione del Tribunale austriaco non era in violazione della Convenzione dei diritti dell'uomo. La Corte Edu aveva dunque deciso che non c'era stata la violazione dell'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione dei diritti dell'uomo.

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