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Fecondazione: Cecos, 150 richieste eterologa al giorno dopo sentenza Consulta

30 aprile 2014 | 19.55
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Fecondazione: Cecos, 150 richieste eterologa al giorno dopo sentenza Consulta

Roma, 30 apr. (Adnkronos Salute) - Un vero e proprio 'fiume' di richieste di accesso alla fecondazione di tipo eterologo: 150 al giorno in media, circa 3.300-3.400 in poco più di 20 giorni. E' quello che sta avvenendo in Italia dopo la sentenza della Corte costituzionale che lo scorso 9 aprile ha dichiarato illegittimo il divieto vigente per questa procedura, contenuto nella legge 40. A dirlo all'Adnkronos Salute è Elisabetta Coccia, presidente Cecos Italia (Centri studio e conservazione ovociti e sperma umani), che ha effettuato un'indagine su questo tema.

Dalla ricerca emerge che nei 20 centri che fanno capo al Cecos, "sono arrivate dalle 3 alle 15 telefonate al giorno per avere informazioni sull'eterologa, per una media di 150. In tutto, le richieste quindi superano le 3.000".

L'indagine "è stata effettuata contattando tutti i nostri centri Cecos che sono 15 in tutta Italia, ma che hanno più sedi affiliate fino ad arrivare a 20. Facciamo in tutto 10.500 cicli di Pma l'anno". Le coppie vogliono ricorrere all'eterologa soprattutto per problemi di infertilità femminile: "L'80% delle richieste - assicura Coccia - riguarda l'ovodonazione. Che non significa di certo 'mamme-nonne' desiderose di un figlio, ma molto spesso di donne che hanno avuto problemi di salute, sono state operate anche per tumori e hanno perso la loro fertilità. Il restante 20% riguarda donazione di sperma. Le richieste sono distribuite abbastanza omogeneamente in tutta Italia, ma soprattutto al Nord-Est, al centro (Emilia-Romagna e Toscana in particolare). Un pochino meno al sud, anche se in Sicilia la richiesta è altrettanto alta".

I centri però "non possono essere operativi finché non ci saranno indicazioni da parte del ministero della Salute - ricorda la presidente Cecos - anche in attesa delle motivazioni della sentenza della Corte costituzionale ci vorrebbero almeno delle linee guida operative per quello che riguarda i centri, il cui lavoro non va a influire su altri aspetti come l'anonimato o altro", conclude.

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