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Fecondazione: Cittadinanzattiva, fino a 2.000 euro costo Pma Lazio (2)

14 aprile 2014 | 12.53
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(Adnkronos Salute) - "A tutt'oggi - ricorda infine Cittadinanzattiva - non è stata ancora conclusa la procedura di autorizzazione dei centri pubblici e privati che erogano le prestazioni di Pma, prevista dalla legge 40 del 2004: all'articolo 10 era prescritto che le strutture potessero avviare l'attività solo a seguito di autorizzazione e previa verifica dei requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici che ogni Regione avrebbe dovuto stabilire con proprio atto. Nel luglio 2004 sono stati definiti i requisiti minimi dal ministero della Salute. Ma la Regione Lazio ha emanato il proprio decreto relativo ai requisiti necessari alle autorizzazioni dei centri della propria Regione solo nel 2008 con deliberazione della Giunta 66 dell'8 febbraio 2008 (a 4 anni di distanza). Senza avviare tuttavia l'iter di autorizzazione".

Nel 2013 "sono stati aggiornati di nuovo i requisiti con decreto del commissario del 27 febbraio 2013; il 7 maggio 2013 è stato emanato il decreto che contiene le Modalità e termini per la presentazione alla Regione Lazio della domanda volta alla conferma o al rilascio di nuova autorizzazione all'esercizio di attività di procreazione medicalmente assistita, iter da concludere entro il 30 giugno 2014. Tuttora - evidenzia l'associazione - i Centri operano dunque senza verifica dei requisiti e senza autorizzazione".

Il Lazio infine - ricorda Cittadinanzattiva - è l'unico a non aver indicato il referente regionale al Registro della Pma all'Istituto superiore di sanità ed è una delle Regioni a non avere mai utilizzato i fondi a disposizione previsti dalla legge 40, provenienti dal ministero della Salute e finalizzati a favorire l'accesso alle prestazioni di Pma. Inoltre, nessuna delibera di Giunta o legge regionale è stata emanata sulle modalità di erogazione delle prestazioni e quindi non sono stati definiti i criteri di accesso per le coppie, che è attualmente discrezionale a seconda del Centro pubblico a cui ci si rivolge; non è stata definita la tariffa delle prestazioni per le coppie, con forti differenze tra centro e centro; nessuna codificazione è stata fatta delle prestazioni e quindi si utilizza un Drg ospedaliero (che riguarda genericamente gli interventi in utero e annessi di carattere non oncologico); non ha regolamentato la mobilità passiva, non essendo prevista alcuna autorizzazione per le coppie che si rivolgono a centri pubblici e privati convenzionati di altre Regioni. Infine, nel sistema ci sono 3 centri convenzionati (uno di I livello e due di II livello) con un accreditamento generale e con una codificazione inappropriata".

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