"Nell'abolizione del divieto di fecondazione eterologa deciso dalla Consulta non vedo la tanto conclamata 'vittoria della scienza'. Tra le conseguenze di questo pronunciamento non vedo nuove certezze, semmai la rottura di un equilibrio che la legge 40, pur migliorabile come tutte le leggi fatte da uomini e donne, assicurava, favorendo un percorso di procreazione assistita assimilabile a quella naturale e permettendo in questi anni a molte coppie di avere figli". Lo afferma Maurizio Lupi, ministro delle Infratrutture.
"Vedo il rischio -aggiunge l'esponente Ncd- di un 'far west' procreativo, con tutte le conseguenze, anche di mercificazione della vita e dei corpi, che un vuoto normativo o una non chiarezza delle legge trascinerebbe con se'". Lupi ricorda che "due senatrici del Pd mettono in guardia dal fatto che la fecondazione eterologa apre a pericolose commercializzazioni di gameti, ovuli e ovociti e a delicati problemi di identita' del nascituro. Io ho sempre pensato al diritto come alla difesa del piu' debole, e il piu' debole in questo caso mi sembra il bambino, che non avra' certezza sui suoi genitori - chi sono? quanti sono? - e quindi sulle sue origini".
"Non e' una decisione -prosegue- senza conseguenze sulla concezione di famiglia, di societa'. Che ne sara', ad esempio - domanda il ministro Ncd - del dovere costituzionale dei genitori di mantenere i figli? Quale genitore, quello biologico, quello assistito o entrambi? Leggero' le motivazioni della Consulta. Per ora prendo atto, ma dico che di un tema cosi' delicato mi sembra doveroso che torni a occuparsene il Parlamento".