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Welfare: l'indagine, 72% manager pensionati sostiene quello di figli e nipoti

15 dicembre 2017 | 16.10
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Stefano Cuzzilla presidente Federmanager
Stefano Cuzzilla presidente Federmanager

Il 72% dei manager in pensione sostiene il welfare di figli e nipoti. E' quanto emerge dall’indagine lanciata nel mese di novembre da Federmanager per conoscere le condizioni della seniority in Italia e diffusa oggi a Milano nel corso dell’evento 'Quale futuro per le pensioni dei dirigenti?'. Quasi uno su due (il 46% del totale) ha dichiarato che queste spese familiari sono aumentate nel corso dell’ultimo anno, mentre per un’altra metà (52%) sono rimaste invariate e solo per il 2% sono diminuite. Tra le spese aumentate nel 2017 al primo posto figurano le spese sanitarie, seguite da spese alimentari e quelle relative alla casa. La parola più citata dai manager in pensione è la parola tasse.

Guardando alle condizioni del Paese, i manager in pensione hanno messo in cima alla classifica dei problemi più urgenti da risolvere il lavoro e l’occupazione (57%). Sono preoccupati della qualità della classe politica (36% delle risposte), dell’evasione fiscale (34%), dell’attuazione di politiche di sviluppo economico (28,5% delle risposte).

"Esiste un chiaro nesso -ha affermato il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla- tra il ruolo di sostegno del welfare familiare svolto dai nostri colleghi in pensione e la richiesta di politiche che guardano all’occupazione, al rilancio economico. I nostri manager ci segnalano la realtà di un Paese che stenta a dare le risposte di welfare e che sta crescendo a ritmi ancora troppo lenti. Dietro c’è certamente l’urgenza di dare alle generazioni più giovani maggiori chance di benessere e di lavoro. Se vogliamo che questo Paese regga, dobbiamo difendere il patto tra le generazioni".

A livello di condizioni sociali del Paese, l’indagine di Federmanager ha chiesto ai manager quale sia il ruolo degli anziani in Italia. Tra gli ambiti in cui si concentra il loro contributo, hanno segnalato in modo spontaneo: figli, nipoti e giovani, sostegno economico e aiuto sociale, volontariato. A livello di qualità della vita personale, la quasi totalità dei manager seniores (oltre il 91%) ha affermato di non essere soddisfatta del livello di giustizia garantito nel Paese, così come non soddisfano la qualità e sanità dell’ambiente, la gestione della sicurezza e dei servizi pubblici. Di contro, sono positive le valutazioni su assistenza sanitaria sia privata sia pubblica, sulla gamma di offerta culturale e sociale, nonché sulle condizioni di vita economica personali.

"C’è un sentimento -ha commentato Cuzzilla- di profonda ingiustizia avvertita dai colleghi che è connesso al fatto che, pur avendo dato molto, in alcuni casi tantissimo, sia a livello professionale sia sociale per tutta una vita, oggi i nostri senior si ritrovano con la preoccupazione dei figli, nella morsa di un peso fiscale che non ha pari in Europa, con un’immagine pubblica fuorviante che li etichetta come classe di privilegiati invece che come grandi contribuenti".

"A tutto ciò -ha sottolineato- dobbiamo aggiungere la continua esposizione al rischio di prelievi forzosi o blocchi all’adeguamento perequativo delle pensioni, come ha confermato la recente sentenza della Corte Costituzionale sovvertendo i principi su cui facevamo legittimo affidamento".

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