La comunità internazionale ''deve fare di tutto per non legittimare i Talebani'' e non dialogare con loro, ''pirati delle montagne come erano pirati dell'aria quelli che hanno condotto gli attacchi dell'11 settembre''. Deve invece ''trovare interlocutori alternativi, anche se è difficile''. Perché ''legittimare i Talebani non è possibile, è come se un giorno l'Isis aprisse una ambasciata e allora la comunità internazionale condonasse tutti gli attentati che ha commesso''. All'Adnkronos Yahya Pallavicini, imam nella moschea di Al-Wahid di Milano e presidente della Coreis-Comunità religiosa islamica italiana, descrive i Talebani come ''creature che hanno una interpretazione ideologica della nazione e della religione'' e che ''non conoscono altro che il ricatto o il baratto. Su quali criteri di affidabilità si baserebbero le transazioni?''.
E' ''impensabile mettersi al tavolo'' con loro, che ''sono al di sotto della soglia dell'ignoranza'' e non possono ''diventare modello di governo e di famiglia''. Loro, che fanno del ''commercio e della coltivazione della droga la principale risorsa economia e commerciale, senza alcuna visione della famiglia, dell'identità popolare e della politica''. Pallavicini si dice anche ''colpito dall'incapacità di immaginarsi un processo di formazione che permetta di costruire interlocutori nel rispetto delle loro radici. O colonizziamo, o accreditiamo selvaggi'' e parla di ''fallimento dell'Occidente in Afghanistan''.
Per Pallavicini ''è incredibile che in Afghanistan tornino al potere gruppi di guerriglieri con una mentalità chiusa, retrograda, maschilista, una mini ideologia radicale''. Ma questo è stato ''possibile per una politica miope che non ha investito nella cultura e nella formazione della società civile, in conoscenza, educazione, in formazione politica. I talebani non sanno né cos'è la politica, né cos'è l'Afghganistan, né cos'è la religione''. Necessario, invece, ''investire sulle elite illuminate di ogni popolo perché possano trainare verso il bene un modello di vita'' perché ''i pirati non possono essere governanti''.
Storicamente, ricorda, ''l'Islam è venuto anche per liberare le tribù da visioni maschiliste e grette. Invece in Afghanistan troviamo l'Islam utilizzato per mettere una tribù contro le altre, la tribù dei pirati contro il resto del mondo civilizzato che però non riesce a selezionare interlocutori seri''. Ma ''la civiltà afghana e islamica non è tutta Talebani, Isisi, al-Qaeda Boko Haram, al-Shabab. C'è una maggioranza di uomini e donne pensanti, che vogliono vivere, amare e conoscere. Le soluzioni pragmatiche e filo commerciali non prevalgano sulla visione dell'identità dell'uomo''.