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Fi: guerra in Sicilia, Milazzo chiede dimissioni coordinatore Gibiino

21 maggio 2015 | 16.36
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A poco meno di dieci giorni dalle elezioni amministrative, scoppia in Sicilia la guerra dentro Forza Italia. Ad innescare la miccia è il vulcanico deputato regionale e consigliere comunale di Palermo, Giuseppe Milazzo, componente della Commissione Bilancio all'Ars che, senza giri di parole, chiede "le immediate dimissioni di Gibiino". "Non abbiamo bisogno di fighetti nominati dalle segreterie - dice Milazzo all'Adnkronos - ma abbiamo bisogno di gente meritevole e disponibile a lavorare sul territorio. Gibiino abbia un sussulto di dignità dimettendosi per il bene del partito o di quello che rimane del partito...". "In Sicilia siamo al minimo storico - spiega ancora Milazzo - grazie all'inesistente e inconcludente coordinatore regionale Gibiino, che ci ha fatto perdere la vicepresidenza dell'Assemblea regionale siciliane, ci ha fatto perdere le scorse amministrative, non ha aperto bocca durante questa finanziaria e non lo si è visto. Oggi, con la sua strategia fondata sul nulla, sia appresta a farci perdere anche queste amministrative".

A fare scoppiare la lite interna a Forza Italia è stata la visita elettorale di Gibiino a Trabia, piccolo comune del palermitano, dove il 31 maggio si voterà: "Ieri, accompagnato dal suo 'scudiero' Vincenzo Figuccia, coordinatore provinciale di Fi a Palermo -dice Milazzo - si è recato a Trabia a sostenere la candidatura dell'uscente Pino Bondì, vicino al Nuovo Centrodestra di Cascio, smentendo i deputati che sostengono il candidato sindaco che si oppone a Bondì, Ortolano. Nello specifico, il coordinatore Gibiino e Figuccia avrebbero affermato che Bondì è il candidato di Forza italia, ma il partito non ha mai autorizzato o stabilito candidati unitari nella provincia di Palermo. Gibiino non ha mai riunito il partito per stabilire la linea nei comuni interessati dal voto. Scriverò oggi stesso una nota al Presidente Berlusconi chiedendo di rimuovere Gibiino per il bene del partito, o di quello che rimane. Se non lo fa Gibiino autonomamente con un sussulto di dignità...".

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