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Figlie di Casadei: "Che brividi sentire volontari nel fango cantare Romagna mia!"

20 maggio 2023 | 14.05
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Carolina e Mirna: "Parole profetiche nella biografia di nostro padre, i romagnoli tengono sempre botta"

Raoul Casadei con la moglie Pina e i figli Mirko, Carolina e Mirna - (Fotogramma)
Raoul Casadei con la moglie Pina e i figli Mirko, Carolina e Mirna - (Fotogramma)

"Brividi... brividi e orgoglio romagnolo". Sono le emozioni che Carolina Casadei, figlia di Raoul Casadei, confessa alla AdnKronos dopo aver visto e sentito tanti giovani volontari cantare 'Romagna mia' mentre raccolgono l'acqua e spalano il fango dai locali e dalle strade colpite dall'alluvione che si è abbattuta sulla regione. "Abbiamo un ristorante a Cesenatico, abbiamo avuto danni ma oggi siamo chiusi per andare ad aiutare i nostri amici di Cesena che sono stati colpiti più di noi: questo è il vero animo romagnolo", esclama Carolina.

La figlia tiene a ricordare le parole scritte da Raoul Casadei nelle ultime righe della sua autobiografia, 'Bastava un grillo', dove afferma: "La nostra musica ha un segreto, che poi è quello della nostra gente: ha i piedi ben piantati a terra. E quando il vento soffia forte, può sbattere e inclinarsi ma rimane sempre salda e, soprattutto, sa ridere del vento". E proprio "questo è il bello dei romagnoli - commenta l'altra figlia, Mirna Casadei - ridono del vento, trovano sempre il lato positivo, la parte bella anche nei guai. Una dote innata di chi ama godere la vita lasciando sempre aperto il cuore. Per questo tiene botta: sa ridere del vento!".

Riprende Carolina Casadei: "Siamo alle prese con una tragedia immane, ma il fatto che la gente canti mentre lavora dà un'emozione incredibile. Meno bello è vedere che nonostante tutto si faccia il concerto di Bruce Springsteen a Ferrara, con gente che ride e balla in un momento così brutto: penso a chi vede quelle immagini in diretta mentre sta in mezzo a una strada perché ha perso tutto... Invece è meravigliosa la sensazione nel sentire le note di 'Romagna mia' cantate con il sorriso dalla gente che aiuta altra gente in questa difficoltà. Tanti romagnoli che hanno scritto in un cartello di non chiamarli 'angeli del fango' ma in dialetto 'chi burdel del paciug', quei ragazzi del fango...".

(di Enzo Bonaiuto)

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