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Mafia: figlio maresciallo Lombardo, 'troppi misteri su sua morte, Antimafia mi ascolti'

19 aprile 2019 | 19.09
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Fabio Lombardo guarda la foto del padre
Fabio Lombardo guarda la foto del padre

(di Elvira Terranova) - "A quasi 25 anni dalla morte di mio padre non sono mai stato sentito dalla Commissione nazionale antimafia, nonostante lo abbia chiesto più e più volte. Non si è mai fatta luce su questa vicenda piena di ombre. C'è un'inchiesta della Dda di Palermo che non è approdata a niente. Io mi auguro di essere audito dall'Antimafia. Sono stanco di fare il giro delle Procure. Perché io voglio sapere se sto difendendo uno dei migliori investigatori antimafia o un delinquente, come dissi anche all'ex Procuratore Grasso. E non mi fermerò fino a quando il suo corpo non riposerà accanto a quelli di Falcone di Borsellino, persone che rispetto". E' l'amaro sfogo di Fabio Lombardo, il figlio del maresciallo dei Carabinieri del Ros Antonino Lombardo, morto suicida nel 1995 ma in circostanze mai chiarite, nella caserma Bonsignore di Palermo. "Mi uccido per non dare la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita… Non ho nulla da rimproverarmi poiché sono stato fedele all'Arma per trentuno anni e, malgrado io sia arrivato a questo punto, rifarei tutto quello che ho fatto. La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani...", si leggeva nella lettera d'addio ritrovata accanto al corpo del maresciallo dell'Arma. Una lettera su cui non c'era neppure uno schizzo di sangue, nonostante fosse stata ritrovata accanto al copro del sottufficiale dei carabinieri. Un altro tassello nel puzzle sulla morte del padre di Fabio Lombardo.

"Io sarò sempre orgoglioso di mio padre - racconta Lombardo in una intervista all'Adnkronos - ancora aspetto qualcuno che mi venga a dire il contrario". E aggiunge: "Vorrei solo ricordare che l'unica persona che ha realmente vendicato la morte del Procuratore Paolo Borsellino è stato il maresciallo Lombardo, cioè mio padre, con l'arresto di Totò Riina, cosa che mi fu confermato anche dalla vedova del giudice, la signora Agnese Borsellino".

"Mio padre viene sempre messo da parte in questa storia di Riina, per quale motivo? - dice ancora Fabio Lombardo - Spunta sempre e solo per la morte di Tano Badalamenti e non per Paolo Borsellino, ho visto solo un muro di gomma...". Nel 2015 la Procura di Palermo riaprì le indagini sulla morte del maresciallo Antonino Lombardo per fare pienamente luce su quanto accaduto quella mattina del 4 marzo 1995. Una morta avvolta da mille misteri, mai svelati. “La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani”, aveva scritto Lombardo. Parlando dei suoi viaggi nel carcere di Fairton, nel New Jersey, dove era detenuto il boss Tano Badalamenti, convinto dal maresciallo a tornare in Italia e raccontare la “sua” verità sulle rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta su Giulio Andreotti, ma anche, come è convinto Fabio Lombardo, sul maxiprocesso e persino sulla morte di Peppino Impastato. Un'inchiesta finita su un binario morto. Dopo quattro anni, l'inchiesta non si è mai chiusa né è stata archiviata.

'Sarebbe stato bello vedere il confronto tra Buscetta e Badalamenti'

"Sarebbe stato bello il confronto tra Tommaso Buscetta e Tano Badalamenti - dice ancora Fabio Lombardo - sarebbe stato un pezzo di storia. Basta leggere la relazione americana, quella vera, che abbiamo portato noi in Procura, non quella che ha portato l'Arma. Lì si può vedere che era stata la Procura a non volere l'arrivo di Badalamenti in Italia, perché non voleva che venisse a smontare il famoso 'Teorema Buscetta' su cui molti magistrati hanno costruito la propria carriera".

"Allora c'era ancora in corso il famoso processo sulla morte di Peppino Impastato, e Badalamenti - dice ancora Fabio Lombardo - voleva smentire sia la versione di Buscetta su Andreotti che su altri fatti, ma il magistrato non voleva farlo venire. E queste non sono parole mie. Sia la magistratura di Palermo, sia gli ufficiali dell'Arma del Ros non hanno voluto portare Badalamenti in Italia. Hanno voluto la morte di Lombardo, non ho timore a dirlo". E sottolinea ancora con forza: "Io ancora aspetto, da anni, di essere chiamato dalla Commissione antimafia per dire queste cose, ma non mi vogliono dare spazio. Non ho chiamato il Presidente Nicola Morra, ma hanno provato a contattarlo e tutti fanno finta di niente. Vorrei andare a dimostrare perché il maresciallo Lombardo è morto".

'I pm non hanno mai indagato'

Per ribadire: "Se mio padre non fosse morto ci sarebbe stato il confronto tra Badalamenti e Buscetta". "Mio padre una settimana prima di morire, dopo la trasmissione in cui fu attaccato, la sera in cui fecero trovare il cadavere del confidente, mi abbracciò e mi disse: 'L'importante è che restiamo una famiglia unita, il resto non importa'. Io avevo 18 anni, dopo una settimana avrei compiuto 19 anni. E dopo pochi giorni mio padre fu trovato morto", dice ancora il figlio del maresciallo Lombardo.

Mi raccontava sempre: "Dal momento che arriverò con Badalamenti in Italia, sarebbe meglio che camminassi con i carri armati. O ci fanno saltare sull'aereo o mi fanno fuori. Poi, invece, a saltare è stato lui. Quelli dell'Arma hanno inscenato il suicidio, forse pensavano che noi lasciassimo correre". Troppi misteri, troppe caselle mancanti. E aggiunge: "Vi invito a fare una ricerca molto allargata se nella storia d'Italia c'è un solo caso come questo in cui non viene fatta l'autopsia a un maresciallo che muore con un colpo di pistola in testa. Guarda caso non si è trovata più la pistola, io sono stato sentito 'dai fantastici quattro', i pm che riaprirono l'inchiesta". "Dissi al pm che avevo dato tutti gli elementi utili per lavorare ma non hanno mai indagato, mi dissero che la pistola me la dovevo andare a cercare io...".

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