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Influenza, pediatri: "Ancora troppi bambini colpiti"

30 gennaio 2018 | 17.13
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Sono i più piccoli i più bersagliati dall'influenza. Secondo gli ultimi dati, quest'anno i virus del malanno stagionale hanno colpito il 4% dei bambini con meno di 4 anni e il 2% di quelli tra i 5 e ai 14 anni. E in questi giorni, mentre la curva dell'incidenza della malattia per gli adulti sta scendendo, per gli under 14 anni ha ripreso a salire. "E' la dimostrazione che la strategia adottata finora contro l'influenza in età pediatrica è sbagliata e va modificata - dichiara Giampietro Chiamenti, presidente nazionale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) - Un bambino tende ad ammalarsi di più e spesso deve essere ricoverato. Purtroppo, a volte, ha necessità di cure intensive per le complicanze".

L'esigenza di cambiare piano antinfluenzale è stata evidenziata dalla Fimp fin dal 2006. "Oggi è appoggiata anche dalle altre società scientifiche pediatriche e non solo. Se vogliamo ottenere maggiori successi servono alcuni fondamentali cambiamenti. Come prima cosa - spiegano gli esperti - va inserita la fascia di età dei bambini sani dai 6 mesi a 6 anni nelle categorie da vaccinare. Si tratta di un obiettivo certamente ambizioso e di non facile realizzazione in una realtà quale la nostra, storicamente poco propensa a considerare l'influenza un problema primario e universale di salute pubblica".

Secondo la Fimp per poterlo raggiungere sono necessarie: un'azione forte, convinta, congiunta di istituzioni, società scientifiche, figure di primo piano del mondo scientifico, culturale, sociale; un coinvolgimento attivo dei medici territoriali; un'informazione non reticente e orientata a ridurre al minimo i rischi, ma improntata alla trasparenza e alla consapevolezza, per ottenere una partecipazione informata ed attiva della popolazione.

"La Fimp - aggiunge Chiamenti - si rende disponibile fin da ora a un confronto propositivo con ministero, Regioni e l'Istituto superiore di sanità. Le politiche di vaccinazione tradizionali, messe in atto dalla maggior parte delle nazioni, stanno dimostrando i loro limiti. In certi Paesi, come in Italia, si registra la difficoltà di raggiungere gli obiettivi preposti. Altre nazioni invece hanno già capito che l'influenza si combatte efficacemente solo con un coinvolgimento dell'intero corpo sociale. Dovrebbe essere considerata un'emergenza di salute pubblica che investe l'intera collettività e non un problema solo per alcune categorie a rischio per pregressa patologia cronica o per età avanzata e una routine per tutti gli altri".

La scelta di vaccinare i bambini "ha un razionale perché" i piccoli "rappresentano un elemento chiave nella diffusione della patologia malattia - continua Giovanni Vitali Rosati, referente vaccini Fimp della Toscana - E poi si ammalano con percentuali elevate, fino al 30%. Diffondono inoltre il virus in misura maggiore e per tempi più prolungati rispetto agli adulti. Ma i bimbi non hanno solo un ruolo di 'untori' nei confronti delle altre classi sociali, perché sono loro stessi vittime di complicazioni e perfino di morte, soprattutto i più piccoli, in percentuali non irrilevanti".

Non solo. "Recenti studi hanno valutato l'efficacia della vaccinazione in ambito europeo, in Nord-America e in Australia, e hanno messo in luce la resa assolutamente deludente delle campagne vaccinali solo nelle persone in età avanzata", prosegue Paolo Biasci, vicepresidente nazionale Fimp. "Nel nostro Paese - conclude Giorgio Conforti, referente nazionale delle vaccinazioni Fimp - una volta recepita dalle istituzioni l'indicazione ai bambini sani, in parte contenuta nel Calendario per la vita del 2016, la sua applicazione dovrà essere graduale e progressiva. La realizzazione renderà indispensabile il coinvolgimento attivo dei pediatri di famiglia in quanto affidatari del rapporto fiduciario, capillarmente presenti sul territorio nazionale e garanti della continuità delle cure".

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