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Finanza: Casuccio (Fondaco), presenza investitori esteri è irreversibile

06 giugno 2015 | 15.13
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L'accresciuta presenza degli investitori istituzionali esteri nel capitale delle maggiori società italiane è un processo "irreversibile" e "positivo", dettato soprattutto dalle dinamiche dell'industria globale del risparmio gestito, sempre più orientata verso i prodotti a gestione passiva. A spiegarlo all'AdnKronos è Giulio Casuccio, responsabile delle gestioni multiasset di Fondaco Sgr.

La crescita degli investitori esteri, nota il gestore, "è un processo probabilmente irreversibile, destinato a durare e legato in buona parte alla dinamica dell'industria del risparmio gestito degli ultimi anni. Risparmio gestito che è tornato a crescere e a fare bene", orientandosi sempre più verso "Etf (Exchange Traded Fund, ndr) o prodotti passivi, che replicano un indice in un modo o nell'altro. Questo fa sì che grandi masse di denaro vengano investite nelle imprese che dell'indice fanno parte e che hanno un maggior peso".

E' per questo che BlackRock, che attraverso il marchio iShares è il maggior gestore di Etf del mondo, "guarda caso - continua Casuccio - si ritrova quasi involontariamente ad essere un investitore importante nelle grandi società che pesano sui listini. Probabilmente questa tendenza non cambierà, perché la domanda di questo tipo di prodotti sta crescendo ancora".

"Credo che per il sistema italiano - prosegue il gestore - tutto questo sia positivo, perché più è vasta la platea degli investitori, maggiori sono i benefici per l'azienda e la sua governance. Nel listino italiano fino a poco tempo fa era evidente una certa autoreferenzialità: gli azionisti che contavano erano pochi, spesso incrociati tra loro e alla fine la governance delle aziende faceva meno l'interesse di tutti i sottoscrittori e spesso era più sbilanciata verso il management e gli azionisti di riferimento. Gli azionisti che contavano erano pochi e più o meno amici tra loro".

Ora, continua Casuccio, "i soci di riferimento sono più diversificati e gli investitori istituzionali stranieri guardano alla performance dell'azienda in maniera laica. Ovviamente ci sono pro e contro, perché avere avuto degli azionisti attenti al sistema Italia come le Fondazioni, per esempio, ha aiutato, quando le banche hanno dovuto fare aumenti di capitale". al contrario, "l'investitore istituzionale estero guarda all'aumento di capitale in maniera oggettiva, sottoscrivendolo se le condizioni sono fair rispetto al mercato, e magari penalizzanti per l'azienda". Comunque, la maggiore presenza di fondi esteri "in condizioni normali e nel medio periodo è un vantaggio, perché costringe ad adeguarsi alle best practice internazionali".

Quello attuale in Italia, nota Casuccio, "è un momento positivo, in un contesto per esempio come le tlc, in cui ci sono voci di M&A: le nostre aziende possono essere appetibili per gli investitori esteri. Avere degli investitori stranieri già nel capitale facilita l'attrazione nei confronti di altri investitori esteri, interessati magari al controllo. Non c'è nulla di male: in passato questa paura in Italia ha determinato anche reazioni poco ortodosse, specie nel settore bancario qualche anno fa, ma il fatto di essere possibili prede può costringere il management a fare bene". Insomma, per il gestore "se gli investitori esteri intendono investire e sviluppare le aziende, è solo positivo. Se arriva qualche capitale straniero, ci fa pure bene, visto come siamo combinati. Mettere muri - conclude - è antistorico e non servirebbe a niente".

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