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Alimenti: mucca pazza, Ue 'sdogana' Pajata e cibi esclusi da consumo

16 luglio 2015 | 14.41
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Alimenti: mucca pazza, Ue 'sdogana' Pajata e cibi esclusi da consumo

Dopo quattordici anni torna sulle tavole degli italiani la Pajata romanesca ma anche tutti i salumi che per tradizione sono confezionati con il budello di bovino. E' arrivato infatti il via libera dall'Europa al regolamento che autorizza nuovamente il consumo di prodotti in precedenza esclusi dal consumo a causa del rischio della cosiddetta 'mucca pazza'.

"Dopo lo status sanitario di Paese a rischio trascurabile per Bse, ottenuto nel maggio del 2013, l’Italia ottiene oggi un altro importante risultato. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale UE L.188 del 16 luglio 2015 del Regolamento Ue 2015/1162 è diventata applicabile la modifica alla lista, votata lo scorso 17 marzo, di porzioni di organi e tessuti considerati materiale animale da eliminare, il cosiddetto materiale specifico a rischio (MSR)", si legge in una nota del ministero della Salute.

"Un risultato eccellente – ha dichiarato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – che ripaga il nostro Paese degli sforzi compiuti in materia di controlli negli ultimi quattordici anni dai servizi veterinari del Ministero della Salute e da quelli regionali. Il traguardo che abbiamo raggiunto con l’autorizzazione al consumo in sicurezza di questi prodotti – ha aggiunto il ministro - riporterà sulle nostre tavole alimenti e ricette della nostra tradizione e agevolerà la crescita occupazionale nelle aziende nazionali che utilizzano, per la realizzazione dei loro prodotti, taluni tessuti ora non più a rischio. Grazie alla nostra battaglia sulla sicurezza si amplia la gamma dei prodotti esportabili ed è una buona notizia per il made in Italy".

Nel 2001 l’Unione Europea aveva vietato il commercio e il consumo di alcuni prodotti ritenuti a rischio. Da allora, tutte le misure sanitarie previste per ridurre la presenza della malattia sul territorio nazionale sono state attuate con scrupolo ed efficacia.

Grazie al lavoro dei Servizi veterinari, dei laboratori degli Istituti zooprofilattici sperimentali, del Centro di referenza nazionale (Cea) di Torino e dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinati dal ministero della salute (Direzione Generale della sanità animale e farmaci veterinari), l’Italia non ha mai abbassato la guardia rispetto la situazione epidemiologica.

I test effettuati dal 2001 nell’ambito delle attività di controllo e monitoraggio, su circa 7 milioni e 400 mila capi bovini, hanno confermato l’efficacia dell’azione di contrasto e il forte declino della malattia.

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