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Firenze, cadaveri fatti a pezzi in valigie: "Sono i coniugi albanesi"

30 dicembre 2020 | 19.33
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Foto Fotogramma
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I cadaveri fatti a pezzi e infilati in quattro valigie sono proprio quelli dei coniugi albanesi Shpetim e Teuta Pasho, 55 e 52 anni, scomparsi da Firenze nel novembre 2015. C'è infatti la prova regina, quella del Dna.

In base alla comparazione dei profili genetici effettuata dal dottore Ugo Ricci dell'Istituto di Medicina Legale dell'ospedale fiorentino di Careggi, è arrivata oggi la conferma che i corpi dei due cadaveri rinvenuti nei trolley, tra il 10 e il 16 dicembre scorsi, in un terreno agricolo compreso tra la scarpata della superstrada Fi-Pi-Li e la recinzione perimetrale posteriore del carcere di Sollicciano a Firenze sono quelli dei genitori biologici delle sorelle Dorina e Vitore Pasho. Le due sorelle si erano sottoposte al prelievo del Dna durante le indagini condotte dai carabinieri, diretti dal tenente colonnello Carmine Rosciano, e coordinate dal pm Ornella Galeotti.

Con l'accusa di omicidio, occultamento e vilipendio dei cadaveri è stata arrestata il 22 dicembre scorso Elona Kalesha, la donna albanese di 36 anni ex fidanzata di Taulant Pasho, 33 anni, il figlio della coppia che al momento della sparizione dei suoi genitori, il 2 novembre 2015, uscì da Sollicciano dove era stato detenuto per reati di droga.

Elona Kalesha si trova in carcere a Sollicciano, dopo che il giudice alla vigilia di Natale ha convalidato il fermo della Procura perchè esiste "il pericolo di fuga" in Albania, il pericolo di inquinamento delle prove e il pericolo "concreto e attuale" di reiterazione "di nuovi reati della stessa specie".

La 36enne albanese appare, infatti, secondo l'ordinanza del gip del Tribunale di Firenze, Angelo Maria Pezzuti, "stabilmente inserita in un circuito criminale di relazioni strette con persone con notevoli calibro delinquenziale e presumibilmente si è avvalsa dell'operato di complici" per compiere il suo disegno criminale, ordito tra il 1° e il 6 novembre 2015, ma scoperto casualmente solo 5 anni dopo. La donna avrebbe compiuto il duplice omicidio, scrive il giudice nell'ordinanza - "presumibilmente in concorso con altre persone (due persone), ha proceduto al sezionamento dei cadaveri e al loro trasporto fuori dall'abitazione" di via Felice Fontana a Firenze.

Il timore che Kalesha, qualora rimessa in libertà possa darsi alla fuga, è desunto "dalla situazione di vita dell'indagata colpita da numerose condanne penali". La donna è stata, infatti, condannata sette volte: nel 2008 per resistenza a pubblico ufficiale, nel 2009 ancora per resistenza a pubblico ufficiale, nel 2011 per lesioni personali continuati, nel 2012 per furto e per truffa, infine il 2017 in due diverse occasioni per truffa.

Kalesha ha poi cercato, nell'autunno del 2015 e anche in queste ultime due settimane, di "depistare le indagini celando la circostanza che i coniugi Pasho avessero soggiornato nell'appartamento di via Felice fontana, inducendo la figlia Vitore a dichiarare il falso in ordine al luogo dove gli stessi avevano soggiornato l'ultima notte" prima della loro scomparsa.

Gli investigatori dell'Arma dei Carabinieri, che conducono le indagini dirette dal pm Galeotti, ritengono che Elona Kalesha ordì una trappola ai coniugi Pasho, che fece alloggiare nell'appartamento di via Fontana - mentre attendevano che il figlio Taulant uscisse a giorni dal carcere di Sollicciano dove era detenuto per reati di droga - "messo a disposizione proprio dai lei che lo aveva preso in affitto per il periodo dal 20 ottobre al 5 novembre 2015". I coniugi trascorsero l'ultima notte prima della scomparsa, quella tra domenica 1 novembre e lunedì 2 novembre in questa abitazione e la stessa Kalesha "ha riferito di averli visti l'ultima volta proprio il 1 novembre 2020". Proprio in quell'appartamento sarebbero stati uccisi mentre dormivano.

L'indagata, si legge nell'ordinanza del gip, ha lasciato "l'abitazione in affitto il 5 novembre 2015 non ritirando la caparra e lasciando al suo interno una valigia piena di vestiti e di effetti personali": lo stesso giorno avvisò la proprietaria che "alcuni condomini avevano protestato per il fatto che trasportava una o più borse che perdevano della sostanza di tipo sangue e che invece si trattava di confezioni di carne scongelata che era andata a male".

Dopo la scomparsa dei genitori di Taulant, Kalesha, scrive sempre il giudice, "ha tenuto nascosto alle figlie Dorina e Vitore la circostanza che i loro genitori avevano alloggiato nell'appartamento di via Fontana e ha indotto Vitore a dichiarare falsamente che la coppia la notte tra il primo il 2 novembre 2015 aveva dormito da lei".

L'ordinanza del gip ricostruisce anche le modalità del duplice omicidio sulla base della recente autopsia: Shpetim Pasho fu ucciso con un fendente alla gola, inferto con un coltello con una lama di 7-8 centimetri larga 2 cm; Teuta per asfissia dopo essere stata massacrata di botte. Il cadavere del marito è stato poi diviso in due pezzi con una sega e messo in due valigie e la moglie fatta in tre pezzi, sempre con una sega, e infilata in altre due valigie.

Nell'ordinanza del gip sono riportate le testimonianze dei condomini che nel 2015 videro Elona Kalesha con i trolley portati fuori dall'appartamento del delitto. Alcuni vicini hanno riferito agli investigatori di aver avvertito "un odore molto forte e sgradevole provenire a quell'appartamento" ed uno di essi ha detto di aver visto nei primi giorni di novembre "una donna giovane di circa trent'anni che stava uscendo dall'appartamento con delle buste delle quali sgocciolava sul pavimento con odore di carne andata male". Una vicina di casa disse a Kalesha che dalle buste proveniva "odore di morto", ma l'indagata replicò che si era rotta una damigiana di vino.

L'ordinanza del gip riporta vari stralci di telefonate intercettate dopo il ritrovamento delle quattro valigie nel campo a ridosso del carcere di Sollicciano lungo la scapata che costeggia la superstrada Firenze-Pisa-Livorno. Si tratta di telefonate delle due sorelle Pasho e di altri parenti, della stessa Kalesha e di sue amiche. Dalle intercettazioni emerge come possibile movente del duplice omicidio una somma di 40.000 euro che il padre di Taulant avrebbe custodito per conto del figlio in carcere.

Nelle telefonate intercettate Elona Kalesha continua a sviare le indagini e cerca sempre di far ricadere le accuse sul figlio dei Pasho, l'ex fidanzato Taulant latitante dal 2016: solo le ricerche dei carabinieri di Firenze, dopo aver contattato l'Interpol, hanno confermato che il 33enne è vivo e detenuto dall'ottobre scorso in un carcere in Svizzera per il reato di furto. Sempre dalle intercettazioni emergono le preoccupazioni di Kalesha per i possibili test del Dna e le eventuali tracce di lei presenti sui reperti recuperati dagli investigatori.

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