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Floridi: "Su riforma calcio dovrebbe intervenire il Governo come in Uk"

01 dicembre 2021 | 17.31
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L'esperto, “I calciatori possono ancora fare i dipendenti dei club o devono essere trattati come aziende dentro le aziende?”

Emanuele Floridi
Emanuele Floridi

“È un po’ quello che diceva il sottosegretario Vezzali quest’estate, quando sottolineava la necessità di intervenire in maniera importante con una riforma a tutela del calcio”. Lo afferma Emanuele Floridi, esperto di gestione del consenso, public affair and crisis management e strategic and risk advisor, a Calcio e Finanza, parlando della riforma del calcio che secondo Floridi, deve passare per forza di cose dal governo, esattamente come avvenuto nel caso inglese. Nelle scorse settimane, infatti, il governo britannico ha pubblicato il “Fan-Led Review of Football Governance”, una progetto di riforma voluto da Downing Street per salvaguardare il futuro del gioco nel Paese e redatta seguendo come faro guida le opinioni e la voce dei tifosi. Del resto il calcio chiede aiuti, ma dato che si tratta di fondi pubblici essi non possono essere utilizzati senza la direzione e il controllo istituzionale. “È un po’ il modello di quando il governo italiano chiede i soldi all’Europa -sottolinea Floridi- i fondi vengono concessi, ma deve poi parametrarsi con alcune riforme che vengono richieste. È arrivato il momento che il governo porti a termine delle riforme per tutelare il sistema: deve essere fatto”.

Floridi porta poi alcuni esempi di potenziali criticità, tra cui quello delle proprietà straniere. Al momento sono sette soltanto in Serie A (Bologna, Fiorentina, Genoa, Inter, Milan, Roma e Spezia), ma senza un’adeguata regolamentazione rimangono diverse incognite sul loro operato e sulla loro volontà di rimanere a lungo termine. Un altro riguarda quello dei procuratori, che fanno uscire dal sistema risorse per centinaia di milioni di euro: tale ambito deve essere ordinato e parametrato a quello che è il progetto Fifa. Floridi esprime poi un suo commento sul rapporto tra club e calciatori. “I calciatori possono ancora fare i dipendenti dei club o devono essere trattati come aziende dentro le aziende, diventando fornitori di prestazioni?” si domanda. Il tema centrale è legato a un cambiamento sostanziale rispetto a qualche anno fa, che sta avendo luogo in maniera inesorabile: ormai la prestazione d’immagine sta superando quella sportiva. “Questo cambiamento deve essere anticipato e programmato, in modo da limitare gli eventuali effetti distorsivi”, suggerisce l’esperto.

In conclusione, se la riforma del governo inglese è in qualche modo scaturita dal “trauma” della Superlega, il calcio italiano potrebbe trarre spunto dal caos generato dalla vicenda plusvalenze per portare a termine la propria. “Quello che sta succedendo può essere trasformato in opportunità, ma con il supporto del governo: il gettito fiscale del calcio aiuta gran parte del terzo settore, sovvenziona lo sport di base di tutta la Nazione. Il fatto che anche il governo entri in campo è per tutelare questo aspetto: se il calcio ha un problema lo ha tutto il mondo dello sport”, conclude Floridi.

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