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Fmi, attenti a deflazione, ma dai migranti possibile un contributo positivo

27 settembre 2016 | 16.23
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(foto Xinhua)
(foto Xinhua)

La deflazione in se' - e per periodi ridotti - non è necessariamente un elemento di preoccupazione, ma se persiste, affiancata a calo della domanda, può creare una 'trappola' dalla quale è difficile uscire, con forti rischi per l'occupazione. E' l'allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale in un'analisi contenuta nel World Economic Outlook in cui si sottolinea come in oltre l'85% dei paesi l'inflazione si mantiene al di sotto delle aspettative di lungo termine, e circa il 20% di questi paesi è addirittura in deflazione. Il Fondo precisa come un calo dei prezzi energetici "può essere vantaggioso per l'economia nel suo complesso".

Tuttavia, aggiunge l'analisi, "una bassa inflazione persistente spinge le imprese e le famiglie a rivedere le loro aspettative" circa l'andamento futuro e questo "può avere implicazioni negative". Inoltre , i tassi bassi - spiega il Fondo - "lasciano poco spazio per allentare la politica monetaria e l'indebolimento della domanda può causare forti perdite di posti di lavoro".

A questo proposito il Fondo evidenzia come per una banca centrale comunicare "l'andamento previsto del tasso di interesse di riferimento" aiuta a fornire un resoconto credibile della sua strategia e rafforza la fiducia dell'opinione pubblica circa l'obiettivo di inflazione e potenzia la trasmissione delle sue politiche all'economia" reale. "Al contrario - continuano i tecnici del Fondo - fornire una stima eccessiva del tasso di inflazione senza comunicare l'intero spettro della strategia della banca centrale può minare la fiducia sull'ancoraggio" dell'inflazione e finirebbe con il trasmettere l'idea "che la banca centrale sta facendo 'troppo poco e troppo tardi' in materia di normalizzazione dei tassi".

Il Fondo - che lamenta i rischi per il commercio globale legati al ritorno a politiche protezionistiche - evidenzia infine il potenziale positivo dei fenomeni migratori. Partendo da un'analisi della Cina - dove un incremento dell1% dei lavoratori migranti può portare a una crescita del Pil del 2% - gli economisti dell'Fmi segnalano il "legame positivo" fra attività economica e migranti, soprattutto per i paesi a maggior invecchiamento della popolazione, visto che "possono rafforzare il mercato del lavoro". Resta ovviamente la sfida dell'accoglienza e dell'integrazione, che però - come si vede dall'analisi - se vinta può risultare una operazione win-win.

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