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Food delivery: Zomato punta e diventare la startup indiana che ha raccolto più finanziamenti

16 luglio 2021 | 07.34
LETTURA: 3 minuti

Fondata a Nuova Dehli nel 2008 e conosciuta come la startup indiana di maggior successo, Zomato ha oltre 5mila impiegati e copre 10mila città in due dozzine di Paesi. Chiude oggi la sua IPO con l'obiettivo di 1,3 miliardi di dollari.

 - Da Zomato.com
- Da Zomato.com

Neanche l’India sfugge al boom delle consegne a domicilio. La startup Zomato conta di raccogliere oltre 1,3 miliardi di dollari con la IPO che chiude oggi. Sarebbe un record assoluto per un’azienda tech in India, battendo l’offerta pubblica iniziale di Tata Consultancy Services, che aveva toccato 1,17 miliardi di dollari nel 2004. Il piano di Zomato è di vendere le azioni tra 72 e 76 rupie (circa 1 dollaro) l’una, e chiudere le prenotazioni nel fine settimana. Il suo fondatore Deepinder Goyal ci ha scherzato su su twitter. “Ho appena ordinato una tripla colazione su Zomato. Fame da stress”.

Una IPO interessante sotto molti aspetti, prima di tutto perché il suo andamento potrà fornire il polso dell’atteggiamento del mercato riguardo alle startup indiane, una sorta di banco di prova da cui ricavare preziosi insight. L’India infatti è ricca di unicorni (compagnie valutate almeno 1 miliardo di dollari) ma nessuna di loro si era mai quotata in borsa finora. Ora, sulla scia di Zomato, anche l’ecommerce Flipkart starebbe considerando una IPO. Flipkart è attualmente valutato 38 miliardi, e ne ha raccolti 3 e mezzo nell’ultimo round di investimenti che ha coinvolto investitori da tutto il mondo compreso il colosso USA Walmart. La preoccupazione espressa dagli analisti è quella di trovarsi davanti a una bolla. Molte startup indiane hanno raccolto di recente round di investimenti più che milionari sul mercato privato, ma passato l’entusiasmo per un mercato in crescita ora devono iniziare a mostrare rendimenti e uscite sostenibili e costanti. Uno dei partner della compagnia di venture capital indiana Blume Ventures, specializzata proprio nelle startup tech, ha commentato: “Questa IPO in un certo senso è il primo passo per far sì che le promesse dell’ecosistema digitale indiano vengano mantenute”, sottolineando l’importanza di vedere dei risultati nel medio e lungo periodo in modo che Zomato possa aprire la strada alla quotazione in borsa degli altri unicorni.

Zomato è stata fondata a Nuova Dehli nel 2008, ed è conosciuta come la startup indiana di maggior successo. Ha oltre 5mila impiegati e copre 10mila città in due dozzine di Paesi, tra cui anche Slovacchia, Sri Lanka e Sudafrica. Ha fatto clamore il suo acquisto, a gennaio 2020, di Uber Eats India, che l’ha aiutata a mantenere il controllo sul mercato. Come parte dell’accordo, la californiana Uber ha chiesto una partecipazione a Zomato di quasi il 10%. L’offerta pubblica di Zomato però è anche un test sulla resistenza del mondo del food delivery, che, dopo una crescita costante negli ultimi anni, ha avuto una vera e propria esplosione a livello mondiale per via delle misure di contenimento della pandemia.

Secondo i dati di Pitchbook, le aziende alimentari sostenute da venture capital hanno già raccolto oltre 10 miliardi di dollari nel 2021 rispetto ai 7 del 2020. Ma quella che sembra una strada spianata non è detto che mantenga le promesse. L’esempio da tenere a mente è il clamoroso crash di Deliveroo, che a marzo si era preparata per un debutto trionfale sulla Borsa di Londra (la maggiore IPO dal 2011), e che invece il primo giorno ha chiuso quasi il 30% sotto. La peggior performance della storia della City.

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