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Francia: Macron accende speranze antinuclearisti, G7 banco di prova

08 maggio 2017 | 15.02
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(Fotogramma)
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Lotta ai cambiamenti climatici, rispetto degli impegni di Parigi, transizione ecologica. In pochi minuti, quelli del suo primo discorso da Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron tocca le corde giuste degli ambientalisti. Lo aveva già fatto nel suo programma, ma sentirgli ribadire quei temi da inquilino dell'Eliseo fa più effetto. Tra i punti più acclamati, la chiusura delle centrali a carbone entro il 2023, il ridimensionamento del nucleare al 2050, no a nuovi permessi di esplorazione per idrocarburi.

D'altra parte, Macron è ora alla guida del Paese che ha ospitato la firma degli ultimi accordi sul clima, quelli di Parigi, e su questo la Francia gioca un ruolo di primo piano. Poi, gode del sostegno di un ambientalista doc, Daniel Cohn-Bendit. Ed è così che nel suo programma si trovano elementi che fanno ben sperare, in particolare "chiudere col carbone entro 5 anni; mettere un prezzo sul carbonio che addirittura dovrebbe essere di 100 euro per tonnellata entro il 2030; l’impegno a investire nella transizione ecologica ed energetica una somma importante: 15 miliardi di euro", ricorda all'Adnkronos Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf.

Sul nucleare, poi, c'è l'impegno a ridurne entro il 2025 la quota, passando dal 75% della produzione al 50%, "una riduzione notevole che credo vada verso il superamento del nucleare", sottolinea la responsabile del Wwf. Un impegno importante in un Paese in cui il nucleare è ancora importante, ma conta su centrali che iniziano a mostrare i segni dell'età.

"Molte centrali francesi sono vecchie, un parco che va sostituito, e il fatto che la Francia si sia contraddistinta nelle ultime presidenze per aver affermato un modello basato su rinnovabili fa sperare bene in questo senso", aggiunge Midulla. Non si parla, però, di uno stop al nucleare "ma della una transizione verso un mix energetico all'interno del quale il nucleare avrà sempre meno peso, con la chiusura programmata delle centrali, e le rinnovabili un peso sempre maggiore", spiega all'Adnkronos il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini.

Ad ogni modo, "i politici italiani dovrebbero tutti imparare dal discorso di Macron: non ne ricordo uno che in un’occasione così importante abbia voluto toccare gli stessi temi e con lo stesso slancio", dice all'Adnkronos il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini.

Meno entusiasta Greenpeace Francia che ha fatto le pulci al programma di Macron. Sul fronte della transizione energetica, l'annunciata riduzione del 50% della quota nucleare al 2025 "non fa altro che rispettare la legge votata nel 2015". Poco ambizioso anche il programma che riguarda le rinnovabili, e praticamente privo di effetti l'annunciato stop ai nuovi permessi di esplorazione per gli idrocarburi ("per essere coerente con gli obiettivi di Parigi, Macron dovrebbe abrogare tutti i permessi già accordati alle compagnie petrolifere, a terra e in mare").

Greenpeace Francia è anche poco colpita dalla volontà, annunciata da Macron, di chiudere le centrali elettriche a carbone entro il 2023: "la loro chiusura non è significativa per la Francia in termini di riduzione delle emissioni di Co2 ed era già prevista nella programmazione pluriennale dell'energia per il 2023".

Ora, dalle parole Macron dovrà passare ai fatti. Il il primo banco di prova sarà il G7 a Taormina, vertice in cui Macron e Trump parteciperanno insieme come nuovi leader: un appuntamento dal quale gli ambientalisti si aspettano un impulso all’accordo di Parigi su cui Macron potrebbe giocare un ruolo importante "insieme, ci auguriamo, alla presidenza italiana", sottolinea la responsabile Clima ed energia del Wwf.

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