Il caso del ricercatore italiano Giulio Regeni, trovato morto il 3 febbraio in Egitto sull'autostrada Il Cairo-Alessandria, "è la testimonianza" di come gli apparati egiziani "torturano i detenuti per far confessare ciò che vogliono". E' questo l'atto d'accusa del responsabile dell'alto comitato dei Fratelli Musulmani in Egitto, Muhammad Abdelrahman al-Morsi.
In una nota, l'esponente della Fratellanza fa appello a "un'inchiesta internazionale per proteggere i detenuti dalle torture inflitte dagli sgherri del golpe", con riferimento al colpo di stato con cui fu deposto l'ex presidente Muhammad Morsi.
Da allora, i Fratelli Musulmani sono considerati dalle autorità egiziane un'organizzazione terroristica, un 'alibi' con cui "il ministero dell'Interno egiziano e i media vicini ai golpisti giustificano i crimini, gli attacchi e le torture da essi compiuti", afferma la nota, che ribadisce il rifiuto della Fratellanza "di ogni forma di violenza e spargimento di sangue".