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Terrorismo: Ft, nonostante i raid Is continua ad arricchirsi col petrolio

14 ottobre 2015 | 18.48
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La bandiera dello Stato Islamico (Foto Afp)
La bandiera dello Stato Islamico (Foto Afp)

Lo Stato Islamico, nonostante i bombardamenti aerei della coalizione internazionale, continua a fare entrare nelle casse del Califfato milioni di dollari grazie ai proventi del petrolio estratto nei territori controllati. Un commercio che prosegue "indisturbato", come scrive il Financial Times in una lunga inchiesta nella quale descrive il funzionamento della "compagnia petrolifera dell'Is" e i suoi contatti con l'esterno.

"Il petrolio è l'oro nero che finanzia la bandiera nera dell'Is, fa funzionare la sua macchina da guerra, fornisce elettricità e dà ai jihadisti uno strumento di influenza nei confronti dei vicini", scrive il quotidiano finanziario della City. Ad oltre un anno di distanza dall'inizio della campagna aerea lanciata dal presidente Usa Barack Obama, l'attività nel campo petrolifero di al-Omar, nell'est della Siria, e in almeno altri otto campi petroliferi tra Siria e Iraq controllati dall'Is va avanti regolarmente.

La coalizione internazionale si trova di fronte ad un dilemma: come abbattere il Califfato senza destabilizzare la vita dei 10 milioni di siriani ed iracheni che vivono nelle zone controllate dall'Is e senza conseguenze punitive per gli alleati dell'Occidente. Sono proprio la resistenza dell'Is e la debolezza della coalizione internazionale guidata dagli Usa, sottolinea il Ft, ad avere fornito alla Russia il pretesto per intervenire in Siria.

Nonostante i tentativi di distruggerla, la macchina petrolifera dell'Is ha sempre più assunto l'aspetto di una compagnia petrolifera di stato, aumentando le proprie dimensioni e acquisendo competenze e professionalità, grazie al reclutamento di operai qualificati, ingegneri e dirigenti. Le stime, scrive il Ft, indicano che la produzione di petrolio nelle aree controllate dall'Is è di circa 35mila-40mila barili al giorno. Con un prezzo di vendita che varia tra i 20 dollari e i 45 dollari al barile, lo Stato Islamico arriva ad incassare 1,5 milioni di dollari al giorno.

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