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Fukushima: Greenpeace, radiazioni fino a 100 volte più alti del limite massimo

08 marzo 2019 | 12.19
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(© Christian Åslund / Greenpeace)
(© Christian Åslund / Greenpeace)

A pochi giorni dall'ottavo anniversario delll'incidente nucleare di Fukushima, i livelli di radiazione nella zona di esclusione e le aree di evacuazione di Namie e Iitate sono da cinque a oltre cento volte più alti del limite massimo raccomandato a livello internazionale e rimarranno tali per molti decenni e nel prossimo secolo. Nella zona di esclusione di Obori in Namie, i livelli medi registrati di irradiazione risultano pari a 4,0 μSv all'ora. Questi livelli sono così alti che se un operatore lavorasse lì per otto ore al giorno durante un intero anno, potrebbe ricevere una dose equivalente a più di cento radiografie del torace.

Lo rileva la nuova indagine di Greenpeace Giappone "Sul fronte dell'incidente nucleare di Fukushima: lavoratori e bambini", diffuso oggi e dedicato proprio agli effetti dell’incidente nucleare avvenuto l'11 marzo del 2011. Secondo il rapporto, in una foresta situata di fronte all'asilo e alla scuola della città di Namie, dove sono state revocate le ordinanze di evacuazione, il livello medio di radiazioni era di 1,8 μSv all'ora. Tutti i 1.584 punti misurati hanno superato l'obiettivo di decontaminazione a lungo termine fissato dal governo giapponese di 0,23 μSv all'ora. Nel 28% di questa area, la dose annuale di radiazioni a cui sarebbero esposti i bambini potrebbe essere 10-20 volte superiore al massimo raccomandato a livello internazionale.

Il rapporto di Greenpeace Giappone, oltre a rivelare che esistono ancora alti livelli di radiazioni sia nelle zone di esclusione che nelle aree aperte, anche dopo gli enormi sforzi di decontaminazione, denuncia anche violazioni del governo in materia di diritti umani regolati da convenzioni e linee guida internazionali, in particolare per quanto concerne lavoratori e bambini.

Lo sfruttamento dei lavoratori, sottolinea Greenpeace, è un fenomeno molto diffuso, compreso il reclutamento di persone svantaggiate e senzatetto a cui non viene effettuata alcuna seria formazione in materia di radioprotezione. Spesso vengono falsificati i certificati di identificazione o sanitari e si attuano registrazioni ufficiali non affidabili.

"Nelle aree in cui operano alcuni di questi addetti alle bonifiche, i livelli di radiazione rilevati sarebbero considerati un'emergenza se fossero registrati all'interno di un impianto nucleare - afferma Shaun Burnie, esperto sul nucleare di Greenpeace Germania - Questi lavoratori non hanno praticamente ricevuto nessuna formazione sulla tutela da radiazioni. Poco protetti e mal pagati, sono esposti ad alti livelli di radiazioni e se denunciano qual è la situazione rischiano di perdere il posto di lavoro".

Il rapporto arriva a un mese dalla stesura di una serie di severe raccomandazioni che il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia ha indirizzato al governo giapponese. Se attuate, queste raccomandazioni porrebbero fine alle attuali politiche condotte a Fukushima e avrebbero come effetto il ripristino degli ordini di evacuazione, il pieno risarcimento agli sfollati e la piena applicazione di tutti gli obblighi relativi al rispetto dei diritti umani nei confronti degli sfollati e dei lavoratori.

"Alla radice del disastro nucleare di Fukushima, con le violazioni dei diritti umani che ne conseguono, c’è la pericolosa politica energetica promossa dal governo giapponese - dichiara Kazue Suzuki, della campagna Energia di Greenpeace Giappone - Quello che la maggioranza dei giapponesi chiede è una transizione verso le fonti rinnovabili. Eppure, il governo sta cercando di riavviare i reattori nucleari e allo stesso tempo aumentare drasticamente il numero di centrali a carbone, il che contribuirà ad alimentare i cambiamenti climatici".

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