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Funivia Mottarone, pm chiede di annullare ordinanza gip per Nerini e Perocchio

07 giugno 2021 | 10.50
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Presidente del tribunale di Verbania riassegna decisione su incidente probatorio

Funivia Mottarone, pm chiede di annullare ordinanza gip per Nerini e Perocchio

Il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi ha chiesto "l’annullamento dell’ordinanza di rigetto" nei confronti del gestore della funivia del Mottarone Luigi Nerini e del direttore d’esercizio dell’impianto Enrico Perocchio, scarcerati dal gip Donatella Banci Buonamici. Lo apprende l’Adnkronos.

Se la procura non ricorre contro gli arresti domiciliari nei confronti di Gabriele Tadini, il capo servizio che ha ammesso di aver dato l’ordine di lasciare inseriti i forchettoni sulla cabina 3 disattivando quindi il sistema di frenata di emergenza, il procuratore Bossi e il pm Laura Carrera non trovano idonea la decisione del gip che ha lasciato a piede libero Nerini e Perocchio parlando di "totale mancanza di indizi che non siano mere, anche suggestive supposizioni".

INCIDENTE PROBATORIO - Intanto oggi il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Montefusco, ha deciso che non sarà il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici, che ha scarcerato i tre indagati per la tragedia della funivia del Mottarone, a dover decidere sull'incidente probatorio chiesto dalla difesa di Gabriele Tadini, il capo servizio della funivia ora ai domiciliari, ma il giudice Elena Ceriotti, "titolare per tabella del ruolo".

La gip Banci Buonamici, nella sua funzione di "supplente" ha deciso giustamente sui fermi dei tre indagati per omicidio colposo plurimo - sono 14 le vittime di domenica 23 maggio -, ma non può decidere sull'incidente probatorio "rilevato - si legge nella nota del presidente del tribunale di Verbania - che il 31 maggio 2021 è cessato l'esonero dalle funzioni di gip di Elena Ceriotti, titolare per tabella del ruolo". Dunque sulla richiesta di incidente probatorio sulla fune e sul sistema frenante della cabina presentata il 3 giugno scorso dall'avvocato Marcello Perillo, difensore di Tadini, si deve esprimere il gip Ceriotti.

Secondo la procura, l'incidente probatorio sui resti della cabina della funivia del Mottarone "pregiudicherebbe in modo irreversibile lo svolgimento delle attività di indagine". La richiesta, inoltrata dal difensore di Gabriele Tadini,, sottolinea la necessità di mettere al riparo i resti dalle intemperie ma anche da eventuali malintenzionati. Per il procuratore capo Olimpia Bossi e il pm Laura Carrera, invece, la richiesta a "soli 11 giorni" dal disastro appare "prematura" non solo perché la cabina e la fune traente sono state coperte "da teloni" come chiesto dal consulente della procura, ma anche perché si sottovalutano le operazioni di rimozione della cabina per le quali oggi si procede con un sopralluogo con i vigili del fuoco.

Se il gip concedesse e decidesse per l’immediato svolgimento dell’incidente probatorio sulla fune e sul sistema frenante come chiesto dalla difesa di Tadini, si "pregiudicherebbe in modo irreversibile lo svolgimento delle attività di indagine", avverte la procura che chiede accertamenti più approfonditi sull’impianto anche per capire se la decisione di Tadini di bloccare i forchettoni abbiano inciso sulla rottura della fune traente. La procura chiede di dichiarare la richiesta inammissibile (non è stata notificata al direttore di esercizio Enrico Perocchio ma solo al suo difensore), di rigettarla perché infondata o in subordine disporla tra "almeno due mesi" per individuare tutti gli indagati che devono partecipare agli accertamenti irripetibili.

Per la procura che a 48 ore dalla tragedia ha emesso tre fermi in carcere, il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio sono ora solo indagati, la richiesta di incidente probatorio è anche prematura perché "la complessità dei profili della gestione, manutenzione e sicurezza" dell’impianto della funivia impone la doverosa ed esaustiva acquisizione di tutta la documentazione" presso le società incaricate della manutenzione e di Ustif preposto ai controlli, "l’assunzione di ulteriori informazioni e dichiarazioni" per individuare "in modo completo, ma al tempo stesso cauto, e preciso e non genericamente estensivo, tutti ed esclusivamente i soggetti a carico dei quali possa profilarsi la sussistenza di elementi indiziari di corresponsabilità".

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