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Furlan: "Non credo in 'anno bellissimo'"

02 febbraio 2019 | 20.00
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(Foto Fotogramma)
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di Alessandra Testorio -

"Non credo proprio che con questi dati avremo un 'anno bellissimo' o un miracolo economico. Con il Pil a crescita zero, anche l'aumento dell'occupazione sarà ugualmente zero. Secondo le stime congiunturali del Ref  e del nostro ufficio studi, il tasso di disoccupazione potrebbe salire dal 10,6% medio del 2018 all'11,1% nel 2019 ed all'11,4% nel 2020, tornando praticamente ai livelli della seconda metà del 2015. Le persone in cerca di occupazione aumenterebbero di circa 150mila unità già quest'anno". E' il leader Cisl, Annamaria Furlan, a replicare così, in una intervista all'Adnkronos, all'ottimismo con cui il governo, da Di Maio a Conte, guarda al futuro andamento dell'economia.

Una realtà, quella disegnata dall'esecutivo, dunque, lontana dallo scenario tratteggiato dai dati sia dell'Istat che di Confindustria. "Anche noi siamo preoccupati che dopo circa due anni siamo tornati ai segni meno: meno produzione industriale, meno ricchezza, meno Pil. E' ovvio che ci stiamo incamminando verso un percorso che in realtà riporta indietro l'economia. Non credo proprio che con questi dati avremo un anno bellissimo o un miracolo economico", ribadisce facendo propri i numeri con cui il Ref, il centro ricerche, ha cercato di proiettare le tendenze future: "Con il Pil a crescita zero, anche l'aumento dell'occupazione sarà ugualmente zero".

Bisogna quindi "cambiare decisamente passo", invoca Furlan. E questo significa: "Fare chiarezza, concentrarsi innanzitutto sugli investimenti infrastrutturali, sbloccando i tanti miliardi già stanziati pronti per essere spesi, tutti i cantieri delle grandi opere bloccati senza alcun motivo" ammonisce, ancora prima di elencare la Tav, la Gronda, la Pedemontana veneta e quella lombarda, le grandi arterie del Centro Sud, per collegare il Nord al Sud e l'Italia all'Europa. "Si potrebbero così  sbloccare subito 400mila posti di lavoro", stima ancora Furlan consapevole però del fatto che "nel governo ci sono idee diverse". Ma una su tutti, richiama concludendo: "Non si puo' solidalizzare con gli operai che lavorano alla Tav e nello stesso tempo rimettere in discussione l'analisi costi benefici dell'opera".

"Non è nostro compito far cadere i governi ma porteremo in piazza, a San Giovanni a Roma, più di 100mila persone perché la linea economica non eè assolutamente adeguata a far fronte alla situazione, aggravatasi dopo gli ultimi dati sulla recessione. E stavolta il Governo non potrà fare le orecchie da mercante", ha detto ancora Furlan, anticipando il messaggio che arriverà al governo sabato prossimo, 9 febbraio, dalla manifestazione proclamata unitariamente da Cgil,Cisl e Uil. Il governo dovrà dunque, ha aggiunto ancora Furlan, ascoltare la piazza, "che sarà piena di lavoratrici, lavoratori, pensionati e pensionate ma sopratutto di giovani", che invieranno un messaggio preciso. "La legge di bilancio fa scelte economiche discutibili, tutto il contrario di quello di cui il Paese ha bisogno, investimenti pubblici in infrastrutture, innovazione, ricerca, impresa 4.0, formazione, scuola", elenca ricordando come proprio su quel documento unitario che Cgil, Cisl e Uil avevano presentato prima del via libera alla manovra l'esecutivo non "abbia mai voluto far partire il confronto".

"Bisogna cambiare queste scelte ed aprire un confronto serio sulle vere priorità del paese", chiede Furlan forte anche di una ritrovata unità sindacale. Un fronte comune con Cgil e Uil , tutto da rafforzare ancora, ma che segna comunque un avvio importante. "L'unità si costruisce dal basso, stando in mezzo alla nostra gente, ai nostri dodici milioni di iscritti, spiegando soprattutto ai giovani l'importanza di salvaguardare e rilanciare il ruolo del sindacato nel nostro paese", ha detto ancora allargando lo sguardo anche a Confindustria e ad un nuovo possibile accordo, con cui cercare di instradare una nuova politica economica. "Abbiamo dato da subito la disponibilità al presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a creare forti alleanze per il lavoro e per far crescere il paese. Dopo il patto della fabbrica si tratta ora di allargare la visuale su tutti i temi connessi allo sviluppo dell'occupazione in uno spirito europeo. Le parti sociali devono esercitare il loro ruolo in autonomia, ricercando una visione comune del futuro del paese, che purtroppo in questo momento questo governo non ha espresso", conclude il numero uno della Cisl.

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