Dal G7 giapponese dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali è emersa una posizione comune per il rilancio dell'economia mondiale coniugando riforme strutturali e politiche finanziarie e monetarie. Al termine dei due giorni di incontri nella città giapponese di Sendai i partecipanti al G7, come ha sottolineato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, hanno convenuto che questi elementi - ma soprattutto "riforme ambiziose" - sono "i più importanti per una crescita sostenibile".
Secondo Schaueble - che ha confermato le preoccupazioni per i rischi legati a una eccessiva liquidità - i partecipanti "si sono trovati d'accordo sul fatto che la situazione dell'economia globale è migliore e c'è meno motivo di nervosismo rispetto a pochi mesi fa".
Dal canto suo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato come la storia "ci insegna che l'integrazione ha favorito l'aumento degli scambi e di conseguenza la crescita economica. In Europa c'è ancora molto lavoro da fare in questa direzione e molto valore potenziale da mettere a frutto per il benessere dei cittadini".
Il meeting - che è giunto alla vigilia del summit dei capi di Stato e di governo che si ritroveranno il 26 e 27 maggio a Ise-Shima - ha visto il tentativo giapponese di includere nella dichiarazione finale un accenno agli interventi di stimolo, mossa respinta da altri partecipanti - e il pensiero va alla Germania - che si oppongono a iniezioni di liquidità finanziate da un incremento del debito.
Invece, a Sendai è stata sottolineata l'importanza di coniugare la politica fiscale e monetaria e le riforme. Il summit ha visto uno scontro fra Stati Uniti e Giappone sul tema dei tassi di cambio con Washington irritata dall'ipotesi di una svalutazione guidata dello yen. Il risultato è stato una presa di posizione del G7 contro l'utilizzo del tasso di cambio come strumento attivo della politica monetaria.
Il G7 finanziario ha anche dato via libera a un Action Plan per contrastare il finanziamento del terrorismo e nella dichiarazione finale ha lanciato un duro monito sui rischi della Brexit: una eventuale uscita del Regno Unito dall'Unione europea - si legge nel testo - avrebbe pesanti conseguenze sia per Londra, che per l'Ue e per l'intera economia globale.