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G8 Genova, Corte Appello Lione: no a estradizione ex no global Vecchi

24 marzo 2023 | 11.24
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Secondo i giudici il mandato di arresto europeo nei confronti di Vecchi non è applicabile e la pena sproporzionata

G8 Genova, Corte Appello Lione: no a estradizione ex no global Vecchi

Anche dalla Corte di Appello di Lione arriva un no all'estradizione di Vincenzo Vecchi, l'ex no global italiano ricercato per i fatti del G8 di Genova del 2001 e che era stato arrestato in Francia nell'agosto del 2019 dopo una latitanza di 8 anni. A riferirlo all'Adnkronos è il legale di Vecchi, Maxime Tessier al termine dell'udienza di oggi. Lo scorso 29 novembre la Corte di Cassazione francese aveva deciso di annullare la decisione sull'estradizione in Italia di Vecchi e di rinviare il caso nuovamente dinnanzi a una Corte di Appello, questa volta a Lione dopo Rennes e Angers. La Corte di Appello di Lione, infatti, ha dichiarato il Mandato di arresto europeo nei confronti di Vecchi "non applicabile e ha rifiutato l'estradizione in Italia". La Corte, rileva Tessier, "ha dichiarato sproporzionata la pena e ha considerato il rischio per la sua vita privata e familiare nel caso in cui venisse estradato".

Nella sentenza di oggi la Corte di Appello di Lione ha respinto la richiesta di estradizione di Vecchi, classe '73, perché in violazione con l'articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e che dice che ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. "L'esame concreto della situazione di Vincenzo Vecchi in Francia, da quanto risulta dai documenti prodotti - si legge nelle motivazioni della sentenza visionata dall'Adnkronos - dimostrano che anche se ha vissuto per un certo periodo sotto una falsa identità, ci risiede da 13 anni e ha costituito una famiglia da alcuni anni composta dalla sua compagna con la quale alleva i suoi figli di età compresa tra 9 e 14 anni". Vecchi, si legge ancora, "è ben inserito socialmente dove partecipa attivamente alla vita associativa cultura del Comune in cui è residente ed esercita la professione di falegname dal 2019 per una società cooperativa".

Alla sua situazione personale si aggiunge il fatto che si parla di fatti relativi a luglio 2001 e con una gravità "dopotutto moderata" per quanto riguarda il reato di 'devastazione e saccheggio' che non ha equivalenti in Francia. "Gli unici fatti fattuali imputati personalmente" a Vecchi, si legge nelle motivazioni, "erano il danneggiamento del locale di un banca e l'incendio di un'auto" e proprio per questo la pena da scontare di 10 anni "rappresenterebbe un oltraggio sproporzionato rispetto della sulla vita privata e famigliare di Vincenzo Vecchi".

Vecchi era stato condannato, con sentenza resa definitiva dalla Corte di Cassazione italiana il 13 luglio 2012, alla pena di 11 anni e 6 mesi per le violenze verificatesi durante il G8 di Genova. Aveva inoltre riportato una condanna a 4 anni di reclusione per alcuni scontri che hanno avuto luogo in occasione di una manifestazione antifascista a Milano nel marzo del 2006. Per quanto riguarda la condanna per i fatti di Milano è stato ritenuto in Francia che la pena era stata già scontata e quindi è decaduto uno dei due mandati europei. Vecchi, originario di Bergamo, vive attualmente a Rochefort-en-Terre, in Bretagna, da quando è stato scarcerato, ossia dal 15 novembre 2019. Prima del suo arresto lavorava da molti anni come imbianchino mentre adesso ha ritrovato un lavoro nella costruzione di alloggi ecologici a Questembert, sempre in Bretagna.

Il caso dell'ex no global Vecchi era già finito in Francia alla Cassazione. Dopo la decisione del novembre del 2019 della Corte di Appello di Rennes che aveva deciso la scarcerazione di Vecchi il Procuratore di Rennes era ricorso in Cassazione. Il 18 dicembre 2019 la Corte francese aveva annullato la sentenza del tribunale di Rennes che aveva ritenuto che la procedura nei confronti di Vecchi fosse nulla in quanto il Procuratore francese non aveva trasmesso alle autorità italiane il nome dell'avvocato italiano di Vecchi e questo, aveva stabilito la Corte, aveva portato un pregiudizio ai diritti della difesa. La Corte di Appello di Angers, invece, si è espressa nel merito della questione, cioè sulla regolarità del mandato di arresto europeo.

"A Lione ha prevalso il buon senso democratico e lo spirito della legge". Ad affermarlo è il Comitato di sostegno dell'ex no global italiano Vincenzo Vecchi commentando la decisione della Corte di Appello di Lione che oggi ha deciso di respingere la richiesta di estradizione dell'autorità giudiziaria italiana.

"Dopo Rennes e Angers - sottolinea il Comitato di sostegno - è la terza volta che una Corte d'Appello si pronuncia con lo stesso verdetto! Ne siamo felici e orgogliosi. Ringraziamo i nostri avvocati e tutte le personalità, tutte le associazioni, tutti gli amici che ci hanno sostenuto. Questa decisione del tribunale deve ora essere confermata e definitiva". Ora, rileva il Comitato di Sostegno, "chiediamo solennemente al Pubblico Ministero di non ricorrere in Cassazione, per porre così fine, in modo elegante e dignitoso, a questa delirante vicenda e permettere così a Vincenzo Vecchi di trovare una vita tranquilla nel Morbihan. Tre anni e otto mesi di vessazioni giudiziarie, possono anche bastare".

"Siamo soddisfatti per la decisione della Corte di Appello di Lione che ha respinto la richiesta di estradizione delle autorità giudiziarie italiane. Una decisione che è stata presa in linea con l'articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e che dice che ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Vecchi vive da oltre 13 anni in Francia, ha commesso fatti di poca importanza e di poca gravità e la pena è sproporzionata", sottolinea Eric Vuillard, scrittore e cineasta francese che nel 2017 ha vinto il prestigioso premio letterario Goncourt per il suo romanzo 'L’ordine del giorno' e che da oltre 3 anni si mobilita a difesa di Vincenzo Vecchi.

"Ora - sottolinea Vuillard - speriamo che il Pubblico Ministero rinunci a ricorrere alla Corte di Cassazione e non ci sono le condizioni per farlo visto che nel merito della questione se ne deve occupare una Corte di Appello. Sarebbe la terza volta che il dossier approda alla Corte di Cassazione e un'ulteriore vessazione giudiziaria. Ora speriamo che questa storia finisca. C'è stata una mobilitazione enorme da oltre tre anni. La giustizia ha fatto il suo lavoro e si è espressa, anche basta".

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