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G8, libro su Diaz: "Poliziotto picchiato da collega con manganellate"

19 luglio 2020 | 13.02
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"Canterini, Fournier e L. comportati come avrebbero voluto magistrati, ma condannati dagli stessi"

Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

"Come è noto, sei dei capisquadra del VII Nucleo Antisommossa del Primo Reparto Mobile di Roma, sono stati condannati in via definitiva a 4 anni di reclusione per concorso in lesioni e per non aver impedito ai colleghi di usare il manganello a sproposito una volta entrati alla Diaz". Così il giornalista Roberto Schena nel suo libro ‘G8, Processo al processo’ si interroga sull’indagine sui sette capisquadra del VII Nucleo di Roma - creato pochi mesi prima del G8 dal secondo governo Amato appositamente per fronteggiare i Black Bloc e impedire loro di compiere simili devastazioni - travolti da errori commessi dalla Giustizia dopo i fatti della scuola Diaz che sconcertarono il mondo per la brutalità con cui furono gestiti dalle forze dell’ordine.

"In realtà - prosegue - tre di loro si sono comportati esattamente come avrebbero voluto i magistrati: hanno difeso i manifestanti e cercato di impedire violenze nei loro confronti". Non solo, sembrerebbe che un agente sia stato picchiato da un collega involontariamente.

"Si tratta - scrive Schena - del vicesovrintendente L. che si beccò alcuni colpi di manganello per aver aiutato una ragazza, Sara Gallo Bartesaghi, allora 21enne. E gli stessi magistrati appurarono che L. riferì per iscritto di aver visto dei pestaggi e di essere intervenuto a difesa di una occupante. Riferì anche di aver subito un paio di colpi da parte di un agente rimasto incognito e di aver difeso ancora la donna dalle manganellate inferte dallo stesso. Anche in questo caso la ragazza ha confermato la tesi durante il processo. Eppure tutti e tre (Fournier e Canterini ndr) hanno ricevuto condanne per concorso in lesioni commettendo il fatto direttamente o agevolando o non impedendo ad altri tale condotta", conclude.

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