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Galli: "Siamo in guerra ma la gente non lo capisce"

11 novembre 2020 | 09.00
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L'infettivologo dell'Ospedale Sacco: "Cittadini spiazzati e senza certezze anche a causa degli esperti che hanno minimizzato la situazione"

Massimo Galli (Fotogramma)
Massimo Galli (Fotogramma)

"Siamo come in guerra, sotto assedio. Lo si vuole capire?". Così alla Voce di Rovigo Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive alla università statale di Milano e direttore Malattie infettive dell'ospedale Sacco. Che striglia il Veneto: "Le piazze piene di questi giorni mostrano una pericolosa tendenza a trasgredire. Alcuni sembrano ostinarsi a non voler capire che siamo nel pieno di una guerra contro un nemico, il Covid, che non è disponibile alla trattativa. Per questo non c'è alcun dubbio che l'appello dell'ordine dei medici per un lockdown in tutta Italia sia condivisibile".

"Se pensa che nei ristoranti di Milano – dice Galli - sono state organizzate ultime cene la sera prima del lockdown vuol dire che la gente non ha capito niente. La situazione non è grave, è gravissima. E le discussioni sui diversi colori stanno ormai diventando questioni di lana caprina dato che al virus è stato permesso di sfondare. Se a marzo c'era sconcerto ma comunque adesione e obbedienza alle regole, oggi assistiamo invece ad una pericolosa tendenza a trasgredire. Perché non è possibile che i cittadini, se i centri commerciali sono chiusi, si ammassino all'Ikea che invece può restare aperto a causa di norme poco chiare. Era inevitabile che la pandemia diventasse terreno di scontro politico. Ma oggi siamo alla frutta e non è più il momento di avere posizioni che possono indurre alla confusione".

"L'estate scorsa – dice ancora l’infettivologo - abbiamo tutti ascoltato chi minimizzava la situazione e i video disponibili in rete resteranno lì a inchiodarli alle sciocchezze che hanno detto e elle loro responsabilità. Ma se questo ce lo si poteva anche aspettare da chi non ha dimestichezza con l'argomento, non riesco invece a capire come e perché il professor Palù, che la materia invece la conosce molto bene, affermi certe cose. Alla fine però è il cittadino a trovarsi spiazzato e senza certezze nel pieno di una pandemia che non ha precedenti nel mondo del ventunesimo secolo".

Quanto al compito dei sindaci di chiudere aree sovraffollate delle loro città, Galli afferma che "in chiave di una forte collaborazione tra istituzioni, le competenze locali avrebbero certamente portato ad un efficientamento dell'intero sistema. Invece abbiamo assistito al solito scaricabarile perché nessuno alla fine si è voluto prendere la responsabilità di scelte impopolari. Ripeto, siamo come in una guerra che deve essere gestita con poteri emergenziali. Bisogna però sapere fin da ora che dopo un eventuale lockdown nazionale non si potrà fare come l'estate passata. E questo non può essere oggetto di un tira e molla politico”.

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