cerca CERCA
Venerdì 19 Aprile 2024
Aggiornato: 00:15
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Omicidio Garlasco: parte civile, no soldi ma giustizia per Chiara, condannate Stasi

27 novembre 2014 | 18.22
LETTURA: 3 minuti

Alberto Stasi (infoPhoto) - INFOPHOTO
Alberto Stasi (infoPhoto) - INFOPHOTO

Nessuna cifra esatta, i soldi dell'eventuale risarcimento saranno decisi dai giudici, ma verità per Chiara. È quanto chiedono i legali della famiglia Poggi, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna che si associano alla richiesta dell'accusa di condannare Alberto Stasi a 30 anni di carcere per l'omicidio dell'allora fidanzata. "Non abbiamo avanzato nessuna cifra come risarcimento, ci rimettiamo alla valutazione della corte, abbiamo chiesto giustizia per Chiara, quella giustizia che chiediamo da anni", spiega Tizzoni al termine dell'udienza del processo d'appello bis sul delitto avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco.

Nell'intervento dei due avvocati, durato circa sei ore, sono stati elencati tutti gli elementi contro l'unico imputato, assolto due volte prima della decisione della Cassazione di ordinare un nuovo processo. Tre indizi fanno una prova e se contro Stasi ce ne sono undici non ci sono dubbi che è lui l'assassino, la sintesi della discussione.

Indizi "gravi, precisi e concordanti" che 'inchiodano' l'allora fidanzato. In aula, il processo con rito abbreviato si svolge a porte chiuse, i legali hanno fatto ascoltare la telefonata al 118 con cui Alberto dà l'allarme del ritrovamento di Chiara. Un elemento su cui l'imputato mente: quella telefonata non fu fatta davanti alla villetta di via Pascoli ma davanti alla caserma come dimostra la voce in sottofondo di un carabiniere, è la tesi della parte civile.

Non solo. Contro l'imputato c'è l'impossibilità, calpestando il pavimento di casa Poggi, di non sporcarsi le scarpe di sangue e trattenere sulle suole parte di quel materiale biologico; c'è il presunto cambio di pedali tra la bici nera e la bici bordeaux di Alberto; c'è l'assenza di tracce di estranei in casa Poggi; c'è la traccia sul dispenser del sapone del sangue di Chiara misto alle impronte di Alberto; ci sono le 'bugie' di Alberto sul numero di bici in possesso della sua famiglia e sulla descrizione del volto "pallido" della vittima coperto invece di sangue al momento del ritrovamento.

Ma ci sono anche altri due elementi, trascurati nei primi due gradi di giudizio: i graffi che dei carabinieri avrebbero visto sull'avambraccio di Alberto quel 13 agosto e il numero delle scarpe di Alberto compatibile con quelle indossate dall'assassino che lascia la sua impronta insanguinata sul pavimento della villetta. Nella prossima udienza in calendario per il 3 dicembre la parola passerà alla difesa, poi il 17 dicembre è in programma la sentenza, a cinque anni esatti dal primo verdetto.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza