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Gas, Arera: "Nel 2021 prezzi spot all'ingrosso agli hub più che triplicati"

15 luglio 2022 | 13.57
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Il 2021 ha conosciuto uno straordinario rialzo dei prezzi europei e asiatici. In Europa, i record storici delle quotazioni spot e a breve termine sono stati ripetutamente infranti negli ultimi mesi del 2021. In seguito, verranno ulteriormente superati, dopo il 24 febbraio 2022, dopo l’invasione russa dell’Ucraina. In particolare, nel 2021, in Europa i prezzi spot all’ingrosso agli hub del gas sono in media annua più che quadruplicati rispetto al 2020. E' quanto emerge dalla relazione annuale di Arera.

All’hub italiano Psv le quotazioni sono passate dai 19,8 euro/MWh di gennaio ai 109,5 di dicembre (44,6 euro/MWh in media annua). Andamento analogo si riscontra negli altri principali punti di scambio europei. Il Ttf, primo hub europeo per dimensione degli scambi, liquidità e significatività dei valori, è salito da 19,3 euro/MWh a inizio anno a 106,1 euro/MWh a fine 2021 (in media annua 44 euro/MWh). Le cause sono da attribuire a una combinazione di fattori: ripresa rapida dopo la pandemia; interrelazione tra mercati asiatici ed europei, in concorrenza per assicurarsi i volumi di Gnl non legati a contratti a lungo termine; forte crescita della domanda asiatica trainata dalla Cina; volumi di Gnl disponibili sul mercato globale minori di quelli attesi (per minore capacità di liquefazione e colli di bottiglia sulle rotte di trasporto); mancato riempimento degli stoccaggi europei; volumi delle esportazioni russe sui minimi contrattuali degli accordi di lungo termine e quasi cessata immissione da parte di Gazprom di volumi spot sul mercato europeo; effetti di una riduzione progressiva degli investimenti globali nell’upstream.

Dopo il modesto aumento del 2020 (+0,4% vs. il 2019), nel 2021 il commercio internazionale di Gnl ha registrato una crescita del 4,5%, per un volume di 372,3 miliardi di m3. Lato domanda, a livello regionale, la ripresa è stata disomogenea e ha interessato maggiormente l’Asia, che ha registrato un +7%, assorbendo una quota del 73,2% (+2 punti percentuali rispetto al 2020) del commercio internazionale. A trainare l’aumento è stata soprattutto la Cina che con quasi 80 miliardi di m3 (+15% sul 2020) ha superato come primo importatore mondiale il Giappone, che invece ha fatto rilevare volumi stabili rispetto all’anno precedente.

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