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Gas russo, Sisci: "La Cina cammina sul filo del rasoio"

03 settembre 2022 | 11.23
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Il sinologo: "Opportunità con commercio di rimbalzo dell'energia, ma difficoltà enormi e crescenti".

(Fotogramma)
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"La Cina cammina sempre sul filo del rasoio" in una situazione che da una parte "crea delle opportunità" mentre dall'altra ci sono "enormi difficoltà, difficoltà crescenti". Il sinologo Francesco Sisci ragiona con l'Adnkronos mentre la crisi energetica mette in difficoltà le economie europee e, secondo il Financial Times, la Cina - il più grande importatore a livello mondiale di gas naturale liquefatto - sta rivendendo parte dell'eccedenza poiché la domanda d'energia cinese è debole. Secondo il giornale, sono state probabilmente rivendute più di quattro milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto, pari al 7% delle importazioni europee di gas del primo semestre.

Tra le "opportunità", Sisci cita proprio "questo commercio di rimbalzo dell'energia, del petrolio, del gas che viene comprato dalla Russia e poi rivenduto in Europa". Parla di "energia, materie prime", ma sottolinea come "in realtà questi commerci non risolvano i grandi problemi della Cina", che insiste sulla strategia 'Zero Covid' e vede rallentare la sua economia e che non ha mai condannato l'invasione russa dell'Ucraina, anzi da due giorni partecipa a manovre militari con la Russia e altri Paesi. "Fanno un po' di profitti ma non cambiano la situazione", sintetizza l'esperto.

E, sottolinea, "molte aziende cinesi sono a rischio di essere messe nella lista delle aziende da sanzionare, rischiano sanzioni secondarie". Sisci ricorda il caso di Lady Huawei, Meng Wanzhou, la direttrice finanziaria del colosso cinese delle tlc che venne arrestata nel 2018 in Canada su richiesta degli Usa per frode bancaria e violazione delle sanzioni contro l'Iran. "Le aziende cinesi - dice il sinologo - sanno bene che se vengono scoperte non saranno solo multate e saranno interdetti i commerci con l'Europa e l'America, ma anche gli stessi responsabili di queste aziende sono passibili di varie forme di sanzioni, l'arresto appunto".

E, aggiunge, "in realtà i cinesi sono molto attenti anche perché la Cina quest'anno avrà un surplus commerciale di circa 1.000 miliardi di dollari" e - prosegue - il "surplus commerciale la Cina ce l'ha con un G7 allargato, Europa, Usa, Canada, Regno Unito e Giappone". Quindi, "se i rapporti con gli Stati Uniti degenerano, il surplus commerciale cinese rischia di essere tagliato e l'economia cinese ne soffrirebbe moltissimo". Mentre, evidenzia, "il commercio cinese con la Russia è minuscolo, circa l'1% di quello che è il commercio con il G7 allargato".

Il gigante asiatico, insiste, "si sente stretto tra l'incudine e il martello e cerca degli spazi" anche perché "sa o crede di sapere che una volta finita la questione russa", quando finirà il conflitto scatenato dall'invasione russa dell'Ucraina, "poi cominceranno i conti con la Cina". I cinesi, osserva, "non possono trovarsi in una situazione in cui aiutano la Russia e poi si trovano impiccati insieme alla Russia che perde la guerra" però "non vogliono nemmeno trovarsi nella situazione in cui accelerano la fine della Russia stessa".

In realtà, conclude, "stanno cercando solo di ottenere piccoli vantaggi marginali, ma non stanno cambiando la loro posizione generale" perché per farlo servirebbe "un cambiamento di strategia" e "se mai ci sarà non arriverà prima del prossimo Congresso del Partito comunista cinese". I lavori si apriranno a Pechino il 16 ottobre. Xi Jinping va verso un inedito terzo mandato da leader.

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