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Gay cattolici: "Basta barricate, Family Day sia luogo di incontro"

27 gennaio 2016 | 18.04
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Manifestazione a favore delle unioni civili (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Manifestazione a favore delle unioni civili (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Basta con le barricate: noi omosessuali cattolici desideriamo che la chiesa riscopra la sua natura di casa per tutti. Che non sia un luogo dove avvengano scontri ma incontri". A dirlo all'Adnkronos è Andrea Rubera, portavoce di 'Cammini di speranza', la prima associazione nazionale dei cristiani lgbt italiani, nata con l'obiettivo di 'fare rete' tra persone omosessuali insieme ai loro genitori, figli e parenti. "Bisogna riscoprire il valore delle piazze - fisiche e virtuali - come luoghi di incontro e non dove si erigono muri contrapponendo visioni di vita differenti", aggiunge Rubera, sposato (in Canada) dal 2009 con Dario, suo compagno di vita da 30 anni. La coppia ha tre figli, una bambina di 4 e due gemelli di 2.

Riguardo al Family day Rubera si dice "preoccupato". "Mi interrogo in particolar modo sul fatto che una manifestazione come quella di sabato prossimo avvenga nell'anno del Giubileo della Misericordia, un anno che dovrebbe essere dedicato alla riconciliazione, alla volontà di costruire ponti, creare spazi in grado di accogliere tutti piuttosto che tirare su muraglie come stanno facendo coloro che scenderanno in piazza al Circo Massimo, mettendosi in contrasto con un'altra parte della società", aggiunge Rubera.

Alla vigilia del Family Day, spiega Rubera, 'Cammini di Speranza' lancerà una campagna di storytelling (#chiesaascoltaci): sui social network saranno pubblicate le lettere-appello di persone cattoliche gay o lesbiche. "Sono quelle persone che ci metteranno la faccia, perché la chiesa diventi finalmente casa per tutti, capace di inclusione e accoglienza", precisa.

"Il ruolo della chiesa è quello di riconciliazione partendo dall'incontro e della valorizzazione delle diversità di ciascuno - aggiunge Andrea Rubera - Non è possibile proporre più - e credo che la chiesa di papa Francesco se ne stia rendendo conto - un modello di abito taglia unica che va bene per tutti. E' il momento di riscoprire l'unicità. Come diceva Oscar Wilde più di 100 anni fa 'le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano'. Ecco, mi sarebbe piaciuto che la piazza del 30 gennaio fosse stata una piazza dedicata all'incontro", puntualizza infine.

Il presidente dell'Arcigay Flavio Romani a proposito del prossimo Family day dice: "L'Italia è un paese democratico ed è giusto che ci sia una grande manifestazione di popolo. Tuttavia vorrei puntualizzare che sabato prossimo ci sarà a Roma una manifestazione 'contro', di segno negativo, che si oppone in maniera plateale al ddl Cirinnà che cerca di dare qualche diritto alle coppie dello stesso sesso".

"Fare una manifestazione così imponente con grande dispendio di mezzi, con mobilitazione di vescovi, di parroci, di fedeli da tutta Italia per accanirsi in maniera così esagerata contro un disegno di legge che è già una mediazione, significa voler ripetere ancora una volta in maniera molto forte che ci sono persone di serie A e di serie B che meritano meno diritti", precisa Romani.

"In maniera indiretta, significa spargere odio e violenza sulla pelle degli omosessuali perché dopo questa manifestazione molti si riterranno giustificati a continuare a perpetrare quegli atti di discriminazione, di insulto e di esclusione contro gli omosessuali", aggiunge Romani ragionando sul fatto che tutto sommato "non abbiamo bisogno di queste manifestazioni".

Nello specifico della legge, Romani ritiene che il ddl Cirinnà sia un testo "frutto di pesanti compromessi, comunque un passo avanti". Non può essere considerata la "legge ottimale", perché il traguardo secondo le associazioni lgbt è il matrimonio civile davanti al sindaco, "allo stesso modo delle coppie etero". Ecco perché il testo dell'attuale ddl non va "ulteriormente svuotato visto che è carente in molti punti. Ma sarà un primo passo", conclude Romani.

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