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Geni e stili di vita, occhi puntati sul paese dei centenari a caccia dei segreti della longevità

25 giugno 2016 | 11.59
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La casa dei 'matusalemme' italiani è un paesino del Beneventano di poco più di 3.500 anime a qualche passo dalla più nota Pietrelcina. Si chiama San Marco dei Cavoti e da tempo si riscontra nella popolazione un alto numero di centenari. E' proprio sui suoi abitanti che un team di ricercatori italiani ha puntato lo sguardo, a caccia dei segreti della longevità.

Quali fattori permettono a questi 'super anziani' di tagliare un traguardo così ambito? Il Crei, Collegio dei reumatologi italiani, sotto la guida del presidente Stefano Stisi, ha deciso di indagare e ha dato avvio al primo studio osservazionale nazionale sui fattori che incidono sulla qualità dell'invecchiamento della popolazione. La pista battuta dagli esperti porta sulle tracce della vitamina D e del gene recettore nucleare per questa vitamina (Vdr), ma anche degli stili di vita degli over 90.

La ricerca porta il nome dell'enofora Hebe, la dea greca dispensatrice del nettare dell'eterna giovinezza, e durerà circa 4 mesi. Verrà condotta su due gruppi di sammarchesi, composti da circa 150 persone ciascuno. Da una parte saranno studiati gli ultranovantenni e i loro figli con più di 60 anni, dall'altra gli ultrasessantenni che da tre generazioni non annoverano novantenni in famiglia.

"Oltre ad analizzare i livelli nel sangue di vitamina D e del polimorfismo del gene Vdr di questi abitanti, il recettore nucleare che si correla alla longevità e alla qualità di vita, è fondamentale guardare alla loro relazione con uno stile di vita ancora a misura umana, senza quei problemi di sovraffollamento che caratterizzano le grandi città, e all'impatto psicofisico positivo di una maggiore capacità di percezione di felicità, grazie alla semplicità sociale", dichiara Stisi.

A tutti gli 'arruolati' nello studio verrà sottoposto un questionario con domande sulle abitudini alimentari, relazionali, sulle caratteristiche socio-economiche e culturali. Infine, ai membri di entrambi i gruppi verrà prelevato un campione di sangue che sarà analizzato dai laboratori di genetica dell'ospedale Rummo di Benevento, con l'obiettivo di conoscere il sottotipo di recettore nucleare per la vitamina D (Vdr) oltre che misurare i livelli ematici di Vitamina D. "Analizzeremo anche il rapporto tra le comorbilità con altre malattie dell'invecchiamento", continua Stisi. "Ci auguriamo di confermare quanto emerso già dai lavori di altri gruppi di ricerca negli Usa, europei e iraniani, ossia che la longevità è strettamente correlata al gene Vdr con polimorfismo FF".

Se la ricerca confermerà "che il polimorfismo del gene Vdr-Ff è più efficiente nei longevi, potremo fare molto di più per le malattie reumatiche dell'invecchiamento che riguardano l'apparato locomotore, come osteoporosi o artrosi, e per quelle neurodegenerative, come l'Alzheimer per esempio", dice Stisi. "Studiare se possiamo modificare la risposta genetica ai meccanismi d'invecchiamento, con l'introduzione di una dose adeguata di un antiossidante come la vitamina D, potrebbe aiutarci a offrire una migliore qualità di vita ai pazienti che hanno a che fare con il dolore e ai futuri anziani. Tale ipotesi potrebbe essere d'aiuto per la prevenzione delle patologie degenerative dell'apparato locomotore, visto che sulle cure siamo fermi a 30 anni fa", conclude.

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