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Gene Jolie non aumenta mortalità per cancro seno

12 gennaio 2018 | 15.08
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

La sopravvivenza di giovani donne dopo un cancro al seno non è influenzata dalla presenza dei 'geni Jolie', le mutazioni di Brca1 e 2 associate a un maggior rischio di tumore della mammella e delle ovaie. E' la conclusione di uno studio condotto su circa 3 mila pazienti in Gran Bretagna e pubblicato su 'Lancet Oncology'.

Le mutazioni dei geni in questione, ribattezzati Jolie dopo la decisione dell'attrice di sottoporsi a interventi preventivi per evitare il cancro in virtù della scoperta di queste anomalie genetiche, impediscono al Dna di auto-ripararsi e aumentano il rischio di essere colpiti da tumore. Non aumentano, però - secondo questa nuova ricerca - le probabilità di recidiva dopo un cancro al seno: per le pazienti 'under 40' le chance di sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi sono le stesse delle pazienti senza i geni Brca1 e 2 mutati.

L'équipe coordinata da Diana Eccles, dell'università di Southampton, ha seguito per 10 anni le cartelle cliniche di 2.733 donne fra i 18 e i 44 anni d'età, trattate per un cancro al seno in 127 ospedali del Regno Unito dal 2000 al 2008. Il 12% è risultato portatrice della mutazione. Nell'arco del decennio, in generale 651 pazienti sono morte, e la presenza dei geni mutati non ha avuto effetti sulla sopravvivenza. Un terzo delle donne con i geni Jolie è stato sottoposto alla mastectomia bilaterale: l'intervento non sembra aumentare le chance di sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi, ma - secondo i ricercatori - potrebbe avere un effetto protettivo più in là negli anni.

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