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Genova, bomba davanti alle poste: anarchico incastrato dal Dna

17 dicembre 2019 | 14.17
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Incastrato dal Dna ricavato da un guanto trovato abbandonato davanti al bancomat delle Poste di Genova. E' stato proprio il Dna a permettere agli investigatori di risalire a Giuseppe Bruna, a cui stamattina i carabinieri del Ros hanno notificato in carcere a Pavia un ordine di carcerazione per fabbricazione e porto di ordigno esplosivo perché ritenuto responsabile di aver piazzato l’ordigno esplosivo di fronte all'ufficio postale di Genova l'8 giugno del 2016, non esploso per un fortuito malfunzionamento.

L’attentato è inquadrabile nell’ambito della campagna contro i Cie, oggi Cpr, condotta da gruppi anarchici violenti in tutta Italia lanciata nel maggio 2015 attraverso l’opuscolo ‘I Cieli bruciano’, nel quale erano elencate varie ditte che collaboravano con i Cie ai danni delle quali dal 2015 al 2016 vennero compiuti 16 attentati incendiari o esplosivi.

Giuseppe Bruna, originario di Agrigento, era stato arrestato lo scorso maggio insieme ad altre due persone perché ritenuti responsabili di un triplice attentato esplosivo ai danni di due magistrati torinesi impegnati nella lotta agli anarchici dell’allora direttore del Dap. I plichi esplosivi erano stati inviati nel giugno 2017. Proprio gli approfondimenti svolti dopo quegli arresti hanno portato all’individuazione di Bruna che all’epoca dell’attentato alle Poste di Genova abitava nella zona in cui gli attentatori erano stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza mentre scappavano. Le indagini proseguono per l’identificazione del complice di Bruna.

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