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Genova, cresce smart working

27 febbraio 2019 | 17.46
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(Fotolia)
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"Dopo il disastro del ponte Morandi abbiamo implementato quanto imbastito tra il 2017 e il 2018 creando un tavolo tra tutti gli enti pubblici della città. Su 5mila dipendenti del comune di Genova, al momento abbiamo 700 domande in linea con la legge Madia che prevede che il 10% del personale abbia la possibilità di accedere a modalità di smart working. E nella rete con le realtà private che hanno chiesto di aderire diventano 4-5 mila lavoratori in smart working" .Lo ha detto Arianna Viscogliosi, assessore al Personale del Comune di Genova, questa mattina sul palco del convegno "Verso il Festival del Lavoro 2019", in corso per il secondo giorno nelle sale di Palazzo Ducale nel capoluogo ligure.

Durante la tavola rotonda dedicata al tema dello smart working Viscogliosi ha fatto il punto sui progetti in essere guidati dal Comune, sottolineando come l'obiettivo di investire in forme di 'lavoro agile' abbia registrato un aumento di interesse in città, dopo il crollo del Morandi.

"Pensiamo ad Amsterdam o a Londra - ha aggiunto l'assessore - dove la pubblica amministrazione ti accoglie, conduce e ti fornisce gli strumenti necessari, modelli a cui ci riferiamo e da cui acquisiamo buone pratiche. Abbiamo fatto una prima sperimentazione e subito siamo entrati in fase attuativa creando una rete, con la consapevolezza che questi strumenti diventano importanti se siamo in tanti".

"Abbiamo iniziato - prosegue Viscogliosi - mettendo in rete tutti enti pubblici della città, comune, regione camera di commercio, Asl, Alisa. E nel privato c'erano 2 realtà, l'ABB che fa smart working da anni, e l'IIT, Istituto Italiano di Tecnologia. Poi c'è stato il ponte Morandi e questo ci ha spinto a convocare la rete immediatamente e implementala. Abbiamo fatto il punto e tanti privati ci hanno chiesto di aderire, tra cui Costa Crociere che ha chiesto di aderire da settembre. Ora abbiamo anche Tim, Esaote, Istat e tante realtà. E' un tavolo vasto".

Ora gli obiettivi del comune di Genova sono due. "Abbiamo attivato un progetto per lo smart working in caso di allerta meteo rossa o arancione e siamo il primo comune in Italia dove in questi casi scatta in modalità automatica lo smart working per alcuni lavoratori. Oltre ad essere motivazionale e diretto a modalità di lavoro più manageriali il 'lavoro agile' è anche amico dell'ambiente e della sicurezza per le persone"."Stiamo cercando di fare un passo ulteriore - ha concluso - ragionando sulla mappatura dei luoghi che possiamo mettere a disposizione e stiamo cercando di attivare una rete coworking: se noi attivando il network riuscissimo a mappare tutti i luoghi a disposizione potremmo recuperare sedi che possono essere lavorative per tutti i dipendenti del network, attivando collaborazioni interessanti anche tra pubblico e privato". 

Alla tavola rotonda questa mattina anche Fabio Marante, della Cgil di Genova, che ha sottolineato come in tema di smart working "Il punto centrale per l'organizzazione sindacale è che ciò nasca da un progetto condiviso che tenga assieme le effettive esigenze e le complessità norma, per evitare il paradosso che un istituto nato per rendere più libero i lavoratori e le lavoratrici si trasformi in una gabbia che cela difficoltà. Con il paradosso che qualcuno chieda di tornare indietro"."A Genova e in Liguria -  ha concluso Marante - sono stati fatti accordi importanti, da quello che possiamo vedere dove c'è una condivisione quegli accordi funzionano, c'è poi possibilità di monitorarli e migliorarli in corso d'opera".

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