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Gentiloni: "Nessuno chiude porta a Recovery Plan"

11 giugno 2020 | 10.55
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"Un Paese come l'Italia non può non porsi il problema di riportare, nel medio-lungo periodo, il rapporto tra debito pubblico e Pil su una traiettoria discendente"

Paolo Gentiloni - Fotogramma
Paolo Gentiloni - Fotogramma

"Sarebbe strano" se sul Recovery Plan "non ci fossero discussioni. La Commissione propone di andare sui mercati ed emettere titoli debito per 750 mld euro: solo sei mesi fa una proposta simile sarebbe stata accolta da un'alzata di sopracciglio. Che ci sia una discussione è inevitabile, ma nessuno ha sbattuto la porta di fronte a questa proposta, si discute nel merito". Lo sottolinea il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, in collegamento da Bruxelles con un convegno on line organizzato dal Sole 24 Ore ("Fuori dall'emergenza sanitaria: una nuova Europa").

Nessun Paese membro, aggiunge Gentiloni, ha mostrato un atteggiamento di "totale chiusura" alla proposta. Il piano per la ripresa è "nell'interesse di tutti i Paesi europei", soprattutto di quelli che traggono grandi "benefici" dall'appartenenza al mercato e "deve essere condivisa nella sua sostanza, non si può modificare o ridurre sostanzialmente, se vogliamo essere all'altezza di questa crisi".

I piani nazionali per la ripresa che gli Stati membri dell'Ue dovrebbero preparare entro ottobre per accedere alle risorse della Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu, "non sono i piani di salvataggio della Grecia o del Portogallo con un nome più gentile. Sono una cosa completamente diversa", dice ancora il commissario Ue. E un Paese come l'Italia non può non porsi il problema di riportare, "nel medio-lungo periodo", il rapporto tra debito pubblico e Pil su una traiettoria discendente, ma questo non deve essere "un limite" alla risposta espansiva che è necessaria, a breve termine, per affrontare la crisi provocata dalla pandemia di Covid-19.

"Da un lato - ricorda - noi abbiamo dato un messaggio chairissimo e, devo dire, una volta tanto abbastanza tempestivo, quando abbiamo sospeso" i requisiti del patto di stabilità con la clausola generale di salvaguardia e "abbiamo invitato tutti i Paesi membri ad adottare una politica di bilancio espansiva".

Occorre "fare fronte" alla crisi "con spese - prosegue Gentiloni - perché l'idea che è alla base di tutta l'operazione fatta in questi tre mesi è che la crisi riguarda tutti i Paesi europei, alcuni in modo più intenso, altri meno, e che rischia di avere conseguenze stabili molto gravi".

Il rischio concreto, aggiunge, è l'aumento delle differenze e anche un'incrinatura di assetti più importanti come il mercato unico". Occorrono "misure comuni che bilancino il volume di fuoco" degli Stati più forti. "Se lasciamo i Paesi liberi di agire con le risorse di bilancio, la reazione è asimmetrica".

Per contrastare la crisi occorre una "politica espansiva per tutti, immediata per tutti: non possiamo avere una diversa reazione, perché rischiamo cicatrici che dureranno a lungo. E' chiaro - continua Gentiloni - che Paesi come l'Italia devono porsi il problema di riportare la curva del debito a ridursi gradualmente", a medio-lungo termine.

La Commissione Europea, dice ancora, andrà sul mercato ad emettere obbligazioni per finanziare il programma Sure, che sosterrà gli schemi nazionali a tutela dell'occupazione come la cassa integrazione o lo chomage partiel francese, "o nella seconda metà di luglio o nella prima metà di settembre, dipende da quando si concludono le procedure nazionali" di ratifica necessarie a versare i 25 mld di euro di garanzie, che consentiranno di raccogliere sui mercati 100 mld.

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