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Lo sfogo

Giletti sbotta: "Mi sono rotto, riparlerò del caso Di Matteo"

05 maggio 2020 | 15.06
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Il conduttore di 'Non è l'Arena': "Bonafede ha fatto cose importanti contro la mafia, ma se un magistrato mi chiede di parlare ho l'obbligo di farlo intervenire"

Fotogramma /Ipa
Fotogramma /Ipa

"Io sono molto amareggiato. Sto ricevendo insulti, minacce da troppo tempo. Adesso mi sono rotto le scatole. Dico subito a chi mi minaccia che domenica tornerò a parlare di questa storia". Massimo Giletti, ospite di Myrta Merlino nel corso del programma di La7 'L’aria che tira', parla così a proposito delle polemiche scoppiate dopo l’intervento a 'Non è L’Arena' del magistrato Di Matteo che ha raccontato di aver ricevuto dal ministro della Giustizia Bonafede la proposta di guidare il Dap salvo poi constatare che aveva cambiato idea dopo, a suo dire, aver saputo che Di Matteo era sgradito ai capimafia.    

Se uno come Di Matteo è costretto tra virgolette a intervenire in una trasmissione quando non ha mai parlato prima e si è tenuto dentro questa cosa per due anni, credo per un senso delle istituzioni, cosa molto rara nel nostro Paese, ecco io credo – dice Giletti – che questo ponga un problema serio. Voglio essere molto chiaro. Il ministro Bonafede ha fatto atti importanti contro la mafia. Ha firmato decreti importanti. Il sottoscritto lo ha riconosciuto. Qui stiamo parlando di una cosa diversa. Io faccio il mio mestiere di giornalista. E se un personaggio come Di Matteo chiede di intervenire in trasmissione, io ho l’obbligo di ascoltare".  Continua il conduttore: "Per chi conosce la politica, su un caso drammatico come quello che è successo domenica nella nostra trasmissione, rispondere con tanto ritardo – evidenzia Giletti - vuol dire che c’è stata una lunga riflessione all’interno del Movimenti Cinque Stelle. Una lunga, lunga riflessione. E questo già può far dare una lettura di quello che è accaduto".

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