Arresti nel Paese per "motivi di sicurezza". Hamzah bin Hussein: "Non posso uscire né comunicare". Vicepremier: "Era in contatto con stranieri per destabilizzare il Paese"
Voci di un colpo di stato sventato in Giordania e arresti per "motivi di sicurezza" nella notte. Anche Hamzah bin Hussein, ex principe ereditario e fratellastro del re Abdullah II, si troverebbe agli arresti domiciliari, ma rifiuta le accuse. In un video diffuso dalla Bbc, lo stesso Hamzah racconta di aver "ricevuto questa mattina (ieri, ndr.) una visita del capo di stato maggiore delle forze armate giordane che mi ha informato che non mi era permesso uscire, comunicare con persone o incontrare persone". Hamzah avrebbe preso parte ad alcuni eventi in cui erano state mosse "critiche al governo o al re", anche se non è stato accusato di aver mosso lui stesso le critiche. Le forze armate giordane tuttavia negano che sia stato arrestato.
"Non sono la persona responsabile del crollo della governance, della corruzione e dell'incompetenza che è stata prevalente nella nostra struttura di governo negli ultimi 15-20 anni e non sono responsabile della mancanza di fiducia che le persone hanno nelle loro istituzioni", si difende nel video pubblicato dalla Bbc.
Il principe era in contatto con "elementi stranieri" e pianificava passi per destabilizzare la Giordania, ha detto in conferenza stampa ad Amman il ministro degli Esteri e vicepremier giordano Ayman Safadi, citato dai media internazionali. Safadi ha parlato di un "complotto", spiegando che i servizi d'intelligence seguivano da un certo tempo il fratellastro di re Abdullah II e hanno intercettato sue comunicazioni "all'ora zero". Le persone arrestate sono 16, ha affermato.
"Le indagini hanno monitorato interferenze e comunicazioni con parti straniere sul momento giusto per destabilizzare la Giordania", ha detto Safadi. "Le prime indagini - ha proseguito - hanno dimostrato che queste azioni e movimenti avevano raggiunto uno stadio che colpiva direttamente la sicurezza e la stabilità del Paese, ma sua maestà ha deciso che era meglio parlare direttamente col principe Hamzah, per affrontare tutto ciò all'interno della famiglia ed impedire che venga strumentalizzato". Il vicepremier ha aggiunto che servizi stranieri hanno contattato la moglie del principe Hamzah per organizzare una fuga all'estero in aereo, secondo quanto riferisce l'agenzia stampa giordana Petra.
L'ex principe ereditario è una tra le persone vicine alla Casa reale di Amman arrestate dalle forze della sicurezza giordana per "motivi di sicurezza". "Gli abbiamo chiesto di interrompere le attività e le azioni contro la stabilità della Giordania", ha detto in un comunicato l'esercito di Amman. Per il sito di Middle East Eye, le autorità giordane avrebbero così sventato un tentativo di colpo di Stato. In passato, Hamzah bin Hussein era stato accusato di essere sostenuto dall'Arabia Saudita.
Un alto funzionario dell'intelligence mediorientale informato degli eventi ha detto al 'Washington Post' che erano in corso indagini sul tentativo di spodestare il re. Leader tribali e membri dell'establishment di sicurezza giordano sarebbero stati coinvolti nel complotto, ha aggiunto il giornale. ''E' in corso un'inchiesta'', ha spiegato un funzionario citato dall'agenzia di stampa ufficiale Petra a condizione di anonimato.
In base a fonti da Amman, gli uomini della sicurezza sarebbero arrivati a bordo di 20 veicoli e avrebbero fatto irruzione nella casa del principe Hamzah, 41 anni, in un sobborgo occidentale di Amman, lo avrebbero messo agli arresti domiciliari e avrebbero arrestato le sue guardie. Anche il capo del suo ufficio, Yasser Majali, sarebbe stato arrestato dopo che una forza pesantemente armata ha fatto irruzione nella casa di un suo familiare. "La comunicazione con loro si è interrotta più di tre ore fa", ha twittato un membro della famiglia, Basma Al Majali. Detenuto anche Adnan Abu Hammad, che gestisce il palazzo del principe Hamzah.
La regina Noor, vedova del defunto re di Giordania, si è scagliata contro le "calunnie malvagie" che coinvolgono suo figlio, Hamza. "Prego che la giustizia e la verità prevalgano per tutte le vittime innocenti di questa calunnia malvagia. Dio li benedica e li salvi", ha scritto oggi la regina su Twitter.
Intanto arrivano dichiarazioni di sostegno alla Giordania dalla maggior parte dei paesi arabi. "Il regno afferma il pieno sostegno, con tutte le sue capacità, alle decisioni e le misure intraprese da re Abdullah II e da sua altezza principe Al Hussein bin Abdullah II, il principe ereditario, per mantenere la sicurezza e la stabilità", si legge in un comunicato diffuso dalla corte saudita.
"Totale sostegno" alla Giordania e il suo re, vengono espressi anche dagli Emirati Arabi Uniti, in un comunicato diffuso dall'agenzia stampa di stato Wam. Gli Emirati, si legge, "affermano che la sicurezza e la stabilità della Giordania sono parte integrale della propria sicurezza". "Sosteniamo le decisioni prese da re Abdullah II per preservare la sicurezza della Giordania e assicurare la sua stabilità e unità", ha detto il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas, citato dall'agenzia stampa Wafa.
Dichiarazioni di sostegno sono giunte fra l'altro da Egitto, Bahrein, Oman, Qatar, Iraq, il Consiglio di Cooperazione del Golfo e la Lega Araba e Iraq.