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Giovanardi: "Cucchi morì per imperizia medici ma due carabinieri condannati"

02 febbraio 2021 | 17.01
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"E' evidente che se i Carabinieri hanno percosso Cucchi dovranno pagare per questo reato ma non per omicidio preterintenzionale". Così il senatore di Idea Carlo Giovanardi, dopo che sono state rese note le motivazioni della sentenza pronunciata nel novembre del 2019 dalla Corte di Assise di Appello di Roma, sottoscritte dal Presidente Tommaso Picazio, che hanno dichiarato estinto il reato per prescrizione ma nel contempo hanno riconosciuto responsabili di omicidio colposo di Stefano Cucchi alcuni medici dell'Ospedale Pertini.

"Allo stato degli atti, in nome del popolo italiano, responsabili della morte di Stefano Cucchi sarebbero stati i medici che lo avrebbero lasciato morire per negligenza ed imperizia, sentenza ormai definitiva in quanto i medici non hanno rinunciato alla prescrizione. Ma nel processo di primo grado sempre in Corte di Assise a Roma, due Carabinieri sono stati condannati a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale dello stesso Cucchi e in Corte di Assise di Appello, nel processo in corso di secondo grado, il Pubblico Ministero ne ha chiesti 13, non tenendo in nessun conto della sentenza di cui ieri sono state depositate le motivazioni. E' evidente che se i Carabinieri hanno percosso Cucchi dovranno pagare per questo reato ma non per omicidio preterintenzionale", dice Giovanardi.

"I processi in Italia si devono fare nelle Aule di Giustizia e non sui media ed è pertanto assurdo che l' opinione pubblica venga nutrita su questa tragica vicenda da film e sceneggiate e non informata degli esiti giudiziari, potendo valutare di chi sia la responsabilità se alla fine la Cassazione annullerà inevitabilmente il tutto, suscitando le solite proteste di chi le Sentenze le accetta soltanto se favorevoli alle sue tesi", sottolinea Giovanardi.

Nella motivazione, ricorda Giovanardi, "si afferma che 'Stefano Cucchi muore per un arresto cardiocircolatorio, una verità banale se vogliamo ma di una consistenza rocciosa', e ci si domanda 'quale meccanismo chimico biologico abbia determinato l' arresto cardiaco e quindi se tale meccanismo individuato fosse, e in quale misura, fronteggiabile e prevedibile'. Secondo il giudizio dei periti si è trattato di 'un festival di insipienze che deve aver prodotto una reazione, definiamola puerilmente sdegnata, da parte di un soggetto verosimilmente gia' portatore di proprie fragilità' (a pag. 48 si spiega: assunzione di sostanze stupefacenti prima del ricovero, lunga storia di dipendenza dalle sostanze, di abuso di alcool, tabagismo e azione interagente di farmaci). 'Di qui il passo e' breve: lasciarsi andare, optare per il tanto peggio tanto meglio per far nascere nelle persone che si reputano intimamente responsabili del suo stato il senso di colpa' (pag 52)".

I periti affermano (pag 61/62), prosegue il senatore di Idea, "che in questo caso i fenomeni 'fossero sempre e comunque reversibili semplicemente correggendo le condotte terapeutiche essenziali, prima di tutto riprendendo una corretta alimentazione ed idratazione'. Il Presidente Picazio scrive poi , sempre a pag. 62 , che Cucchi versava gia' da tempo in condizioni di grave denutrizione e disidratazione e certamente vi erano stati fattori scatenanti che si erano aggiunti a quelli preesistenti: 'la somministrazione di farmaci antidolorifici dagli effetti bradicardizzanti, il dolore intenso provocato dalle fratture in atto.. ma a fronte di tutto questo 'si sarebbero dovuti approntare interventi professionali e cautelativi che avrebbero salvato la vita al paziente'".

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