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Giovani siciliani, aumenta il disagio psicosociale causato dalla Dad

20 ottobre 2022 | 11.48
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Presentati i dati del 10° Rapporto “Generazione Proteo” dell’Università degli Studi LINK

Giovani siciliani, aumenta il disagio psicosociale causato dalla Dad

A oltre due anni dallo scoppio della pandemia il 26,9% dei giovani siciliani ritiene la didattica a distanza responsabile di aver peggiorato la propria formazione, mentre il 36,2% ha evidenza dei molti disagi psico-sociali che essa ha provocato agli studenti. Sono stati presentati oggi a Catania, in occasione dell’edizione siciliana della 'Fiera Didacta Italia', i dati del 10° Rapporto di ricerca realizzato dall’Osservatorio 'Generazione Proteo' dell’Università degli studi Link, che ha visto intervistati centinaia di studenti della regione Sicilia di età compresa tra i 16 e i 19 anni.

I risultati, che offrono un focus specifico nel territorio sul mondo della scuola e sulle trasformazioni in atto in ambito formativo e relazionale nel post-pandemia, si inseriscono all’interno della cornice del 10° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio, che ha tracciato l’identikit di circa 5.000 studenti italiani.

Ne esce un panorama complesso: si reclama più tecnologia e capacità di ascolto, gli insegnanti sono promossi in quanto a competenze e preparazione, ma non certo sull’utilizzo degli strumenti digitali. Il ritorno in presenza segna la riconquista piena delle relazioni: migliorano i rapporti con docenti (33,9%) e compagni di classe (48,5%).

“Per i giovani siciliani - dichiara Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio Generazione Proteo - la scuola è soprattutto sinonimo di conoscenza, ma anche un luogo di dialogo e partecipazione, elementi che rivestono un ruolo cruciale nelle valutazioni che gli studenti esprimono sui propri insegnanti. A pesare sul giudizio dei giovani è in primis la necessità di sentirsi parte integrante del processo di formazione e apprendimento, da strutturare sempre più all’insegna del learning by doing”.

“I giovani siciliani - commenta Marica Spalletta, condirettore della ricerca - attribuiscono grande importanza al valore della conoscenza e sono desiderosi di investire nella propria formazione universitaria. Credono nella scuola come luogo di dialogo, socialità e partecipazione e sollecitano i propri insegnanti a un 'upgrade' che consenta loro di rispondere più efficacemente ai tempi che cambiano”.

A due anni dallo scoppio della pandemia, il bilancio della didattica a distanza dei giovani siciliani non lascia spazio a dubbi: oltre 1 intervistato su 4 (26,9%) la ritiene responsabile di aver peggiorato la propria formazione, mentre il 36,2% ha evidenza dei molti disagi psico-sociali che essa ha provocato agli studenti. Di qui dunque la richiesta, formulata da 1 intervistato su 3 (33,5%), di investire i fondi del PNRR destinati alla scuola principalmente in attività di supporto psicologico agli studenti, dato che supera in maniera significativa il sentire comune emerso dal Rapporto nazionale (26,3%).

Le difficoltà sperimentate con la dad trovano conferma nei sentimenti che hanno accompagnato il ritorno a scuola dei giovani siciliani, che è stato vissuto principalmente all’insegna dell’emozione (29,3%), nonché come una vera e propria forma di liberazione (24,4%). In linea con il dato nazionale, oltre la metà degli intervistati ritiene imprescindibile che nel post-pandemia la scuola riacquisti definitivamente la propria dimensione 'in presenza' (56,1%), sebbene appaia particolarmente significativo il giudizio espresso da un 1 intervistato su 4 (25,6%) secondo il quale sarebbe più giusto lasciare agli studenti la possibilità di scegliere se proseguire o meno in dad il proprio percorso formativo.

Bocciati su tecnologie. Se da un lato i giovani siciliani ne premiano senza dubbio la preparazione (52,0% buono; 26,3% ottimo) e le competenze didattiche (48,3% buono; 9,5% ottimo), emergono per contro giudizi più critici circa la padronanza delle tecnologie (27,1% insufficiente; 54,1% sufficiente) e la capacità di ascolto (27,6% insufficiente; 42,2% sufficiente). Nel complesso, il 33,7% ritiene che gli insegnanti più bravi lo siano per una propria vocazione personale, mentre il 24,5% li percepisce stressati. Per il 10% essi sono oppressi da troppa burocrazia.

Chiamati a esprimere il proprio grado di favore in merito ai pcto (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento), solo il complessivo 37,3% degli studenti siciliani si dichiara abbastanza (27,3%) o molto (10%) favorevole agli stessi, discostandosi significativamente dal dato nazionale (52,6%). Gli intervistati reclamano un maggior coinvolgimento, tanto nella scelta delle attività (22,7%), quanto nella valutazione delle stesse (22,8%).

La famiglia come primo 'influencer', ma a scuola si riscopre il valore delle relazioni. In linea con il dato nazionale, la ricerca conferma che la famiglia, e i genitori in particolare, rappresentano i principali influencer dei giovani siciliani (43,4%), ben più di quanto non lo siano gli amici (23,9%) o i mezzi di comunicazione (16,5%). Ed è proprio dai genitori che i giovani si sentono maggiormente ascoltati (50%), assai più di quanto non percepiscono faccia la scuola (17,3%), per non dire della politica, da cui addirittura il 76,6% degli intervistati si sentono per nulla ascoltati. I rapporti con gli insegnanti escono notevolmente rafforzati da questi ultimi anni (migliorati per il 33,9% degli studenti) e ancor più quelli con i compagni di classe (48,5%), a conferma della riconquistata socialità legata al ritorno a scuola in presenza.

La ricerca mette in luce la ferma convinzione degli studenti intervistati circa l’importanza della laurea nel mondo del lavoro, segnalata dal complessivo 67,3% dei giovani – per il 36,8% la preparazione universitaria è imprescindibile per qualsiasi lavoro futuro; per il 30,5% il titolo di studio serva a differenziare i diversi ruoli professionali – mentre 1 intervistato su 5 ritiene che il valore della laurea dipenda molto dall’università di provenienza (20,7%).

Tale convinzione trova conferma nella netta propensione degli studenti siciliani a intraprendere gli studi universitari dopo la maturità (73,9%), con un significativo distacco rispetto al dato nazionale (47%).

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