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Usa: vignettisti italiani in coro, la satira non si tocca né si censura

04 maggio 2015 | 18.00
LETTURA: 3 minuti

Da Altan a Vincino è un coro dopo l'attentato in Texas: "Non ci faremo trascinare nella partigianeria, la nostra stella polare è l'assoluta libertà di critica all'esistente".

Usa: vignettisti italiani in coro, la satira non si tocca né si censura

Il giorno dopo l'assalto di due uomini armati a una mostra di vignette su Maometto, in Texas, e a 4 mesi dalla strage parigina nella redazione di Charlie Hebdo, l'opinione degli autori satirici italiani non cambia: "la satira non si ferma e non si tocca, no alla censura". E' un coro, quello raccolto dall'Adnkronos, che accorda anime diversissime tra loro di fronte a una possibile richiesta d'autorità, che potrebbe suonare come 'cercate di limitarvi, fate un passo indietro'.

"Noi siamo votati all'intelligenza e a non aver nessun limite di nessun tipo, né di religione né di altro -dice per esempio Vincino-: il limite è la mia fantasia e il foglio di carta. E attenzione: non si tratta di 'illuminismo contro fanatismo religioso medievale', no: come autori di satira non entriamo né dobbiamo entrare in campo, e non ci si deve trascinare dentro: noi osserviamo la realtà e, con la nostra fantasia e la nostra capacità tecnico-narrativa, se ci sono, ne traiamo quello che ci pare".

Giannelli, il limite della satira è nella sua utilità, solo l'autore sa dove e quando fermarsi

"Ripeto quanto dissi già all'epoca della strage in redazione: secondo me il limite della satira è nella sua utilità -aggiunge dal canto suo Emilio Giannelli- Se la vignetta è utile socialmente, va pubblicata qualsiasi cosa descriva e dica. Se non è utile, no".

A questo punto, si obietta, bisogna dare la definizione di utilità: "la satira deve, in sostanza, servire alla società facendola riflettere su un dato argomento, scelto dall'autore ma scaturente dalla realtà. Quello della satira è un fine preciso, e da tutelare. Se ci dovesse essere campo per la censura, questa deve venire dall'interno dell'autore, non certo imposta. Solo l'autore -prosegue Giannelli- sa dove, come e quando fermarsi o continuare. E poi la censura vera è nel giudizio di chi osserva il nostro lavoro: non ha senso intervenire prima della pubblicazione".

Altan, mettere divieti non serve a niente - Forattini, mai piegarsi né essere di parte

Laconica l'opinione di Altan, ma sempre sulla stessa linea del 'vade retro censura': "mettere divieti non serve a niente, ognuno deve essere responsabile di ciò che fa. La censura -sottolinea- non va mai bene, e neanche credo che questi fatti, a Parigi come in Texas, possano innescare una riflessione di autocensura nelle personalità dei singoli autori".

"Macché censura, devo solo stare attento a non offendere, e tanto basta -dice Giorgio Forattini, dalla sua casa di Parigi-. Bisogna evitare, secondo me, la volgarità, non scendere nell'insulto: la satira deve essere assolutamente libera". In questo, continua, "noi italiani possiamo imparare molto dagli autori inglesi, che vivono nel paese della satira davvero libera: sono molto eleganti e non scadono mai nel becero. Qui in Francia invece c'è una forte componente islamica nella società, gente che si offende così tanto che arriva a uccidere: è una specie di razzismo vissuto dall'altra parte. Ma non bisogna mai piegarsi né essere di parte, la satira va combattuta solo nei contenuti".

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