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Giudice Sarpietro al ristorante chiuso, Roma (Iene): "Mi cadono le braccia"

16 febbraio 2021 | 19.05
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Il servizio andrà in onda stasera, l'inviato del programma all'Adnkronos: "Perdo ogni speranza"

Foto Fotogramma
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"Mi cascano le braccia e perdo ogni speranza". Così con l'Adnkronos la Iena Filippo Roma, commenta la vicenda del giudice Nunzio Sarpietro pizzicato da Roma e dal collega Marco Occhipinti a mangiare in un ristorante romano che doveva essere chiuso nel rispetto delle normative previste dalla zona arancione. E' il 28 gennaio e Sarpietro è nella Capitale per sentire l'ex premier Giuseppe Conte sul caso Gregoretti che vede indagato il leader della Lega, Matteo Salvini, sul quale proprio Sarpietro dovrà decidere se mandarlo a processo oppure no.

"In altri tempi un povero giudice che sta al ristorante a mangiare il pesce con la figlia è la cosa più bella della terra - dice Roma - ma se c'è la pandemia e le regole che vietano di andare al ristorante, non è possibile che un giudice così importante se ne freghi allegramente di una normativa che prevede che in zona arancione i ristoranti siano chiusi. Se lo fa un cittadino qualsiasi, amen. Ma che lo faccia un giudice, un uomo di legge che giudica gli altri, fa specie, significa che non ci si può più fidare di nessuno".

Il servizio, che andrà in onda nella puntata delle Iene di stasera su Italia 1, vede Roma e Occhipinti che entrano al ristorante vuoto con soltanto "Sarpietro, la figlia e il fidanzato della figlia seduti a un tavolo - dice Roma - Certo si entra a gamba tesa nella vita familiare, ma se uno se lo cerca si becca la Iena a pranzo. Era un pranzo familiare durante il quale si doveva discutere delle future nozze tra la figlia e il fidanzato ai quali faccio i migliori auguri".

Sarpietro, di fronte alle domande incalzanti di Roma, cerca di "giustificarsi per un po' ma poi confessa e ammette di avere violato le regole. Io penso che quando si fanno determinati mestieri - conclude Roma - si debba avere coerenza sia nella sfera pubblica, sia in quella privata. In questo caso, ripeto, mi cascano le braccia perché non ci si può più fidare di nessuno".

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