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Giustizia e banche

Giudice scrive a Orlando: "Senza cancellieri è paralisi"

21 ottobre 2017 | 15.43
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Senza l'assunzione di nuovi cancellieri, i tribunali di provincia sono in affanno e, anche i più virtuosi, rischiano la paralisi. Il problema è di scottante attualità se si tiene conto che la mancanza di organico nei tribunali affligge in particolare le esecuzioni immobiliari: queste procedure sono alla base di un rapido smaltimento dei crediti deteriorati e inesigibili, il problema numero uno del sistema bancario italiano. Un giudice di Vicenza, Giulio Borella, ha deciso di scrivere una lettera con un accorato appello al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per sollevare la questione.

"Credo che non le sia ignota l'importanza del settore in cui opero, di così grande impatto nell'economia nazionale", scrive il giudice vicentino nella lettera che l'Adnkronos ha potuto visionare. "Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo fatto la nostra parte e non siamo rimasti a guardare: siamo passati in tre anni da circa 200 aggiudicazioni all'anno nel 2015 a 700 al 30 giugno e, per la fine dell'anno, contiamo di farne 1.000-1.200 con un indice di rotazione e smaltimento nettamente positivo, che nessun tribunale del distretto può vantare".

Tutto questo, dice il magistrato, "è stato reso possibile dallo sforzo comune di tutti, dai dirigenti dell'ufficio, ai magistrati, dai cancellieri agli ausiliari e agli avvocati, che abbiamo coinvolto in questo percorso, non facile, inizialmente irto di ostacoli, ma che ha dato i suoi frutti. Oggi, però, questo percorso virtuoso, che non era sfuggito - noi, cittadina di provincia - agli stakeholders e ai maggiori players del settore, rischia seriamente di interrompersi e andare perduto".

Da alcuni mesi, la cancelleria del tribunale "soffre di una gravissima scopertura di organico, potendo contare stabilmente solo su un cancelliere e una collaborazione esterna". In queste condizioni, "è bene che lo sappia, non c'è modo di evitare la totale paralisi dei ruoli, con grave danno non solo per l'economia nazionale - a livello macro, per l'incidenza sul rating dei crediti non performing - ma anche per il tessuto economico locale, per tutti i professionisti che si sono strutturati per lavorare con il tribunale, oltre che per i creditori".

Insomma, a Vicenza e in Italia, la penuria di cancellieri è diventata un'emergenza. Il loro ruolo è quello di 'accettare' e vidimare tutti gli atti in entrata e notificare le sentenze in uscita. Nelle esecuzioni, come nei fallimenti, i settori che più si occupano di aste giudiziarie, il problema è ancora più grave perché l'arrivo delle istanze è letteralmente "alluvionale". Arrivano "a pacchi", spiega Borella. Nemmeno il processo telematico, che nelle esecuzioni a Vicenza viene quotidianamente usato, con sgravio di tempi e costi per lo Stato, ha risolto il problema: "L'attività dei cancellieri e il loro timbro è indispensabile".

Quest'anno è stato anche bandito un concorso per 800 cancellieri, ma ci vorrà del tempo prima che assumano servizio e "il numero non sarà comunque probabilmente sufficiente". Perciò, quello che il magistrato intende chiedere al ministro "è l'adozione di una misura urgente, indispensabile e indifferibile, per far fronte a situazioni come quella descritta, purtroppo non rare nei tribunali, anche non piccoli come il mio".

Nella lettera al ministro, si ipotizza per il futuro un approccio simile a quello dell'Olanda. Lì, ogni tribunale ha un board, con un dirigente finanziario, e autonomia di spesa: può assumere personale, con le più diverse formule consentite, per far risolvere le emergenze.

"Perché - scrive il magistrato - non copiamo da loro? Proponga una norma per la quale, quando la carenza di personale di un tribunale scenda al di sotto d'una certa soglia minima, il presidente del tribunale o il presidente della corte d'appello possano procedere ad assunzioni, a tempo determinato e non prorogabile, di un numero limitato di impiegati".

In fondo, fa notare, "un ampliamento dei poteri contrattuali dei capi degli uffici si è già avuto con l'art. 1 co. 787 l. 218/2015, , che consente ai medesimi di stipulare convenzioni, con l'autorizzazione del Ministero". Il punto è "fare il possibile per consentirci di continuare a lavorare, come abbiamo sempre fatto, e di non far cessare quel percorso virtuoso cui sopra accennavo e di sostenere lo sforzo che noi, come molti altri tribunali, stiamo ponendo in essere, senza squilli di tromba e senza riflettori puntati, per dare il nostro piccolo contributo alla crescita del Paese".

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