"Una seria riforma della giustizia, oltre che da necessari interventi strutturali in tema di personale, passa per una serie di modifiche indispensabili". Lo afferma all’AdnKronos l’avvocato penalista catanese, Enrico Trantino, commentando le parole del ministro della Giustizia Marta Cartabia secondo la quale "sulla durata dei processi il governo si gioca tutto il Recovery".
"In primo luogo per come è congegnato l'art.111 della Costituzione -aggiunge il legale figlio di Enzo Trantino, ex deputato missino e di An e presidente della Commissione parlamentare Telekom Serbia- una reale parità delle parti implica la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (tralascerò il ben più angusto e attuale tema dell'accesso al Csm e della sottrazione di potere alle correnti)". "Sul piano processuale - evidenzia Trantino- il codice del 1989 fu immaginato sulla base dell'esperienza anglosassone, il cui funzionamento deriva dalla definizione di oltre il 70% dei processi con riti alternativi, abbreviato e patteggiamento".
Per il noto avvocato penalista catanese "l’opposizione di limiti di pena o determinati dalle imputazioni, condiziona il ricorso a una prassi che decongestionerebbe enormemente i dibattimenti, così accelerando la definizione di tutti i procedimenti in tempi ben più brevi".
Per Enrico Trantino "diventa necessario apporre correttivi per evitare il consueto cambio di giudice in corso di processo, con la conseguente frustrazione del principio di oralità. Anche in appello - osserva- il regime di concordato della pena dovrebbe essere esteso a tutti i procedimenti, senza distinzione di imputazione".
"Se volessimo sintetizzare in una espressione - conclude l’avvocato - sarebbe sufficiente che la riforma si muova su un campo di efficienza del sistema e coerenza con i principi costituzionali, piuttosto che con risposte populiste che, in epoca recente, hanno provocato innumerevoli guasti". (di Francesco Bianco)
