"Beppe Grillo apre un tribunale virtuale destinato, all'indomani del voto, a processare politici, industriali, giornalisti. L'idea non è nuova, molti anni fa, con ben altro spirito e afflato intellettuale, anche Pierpaolo Pasolini, propose di processare il 'Palazzo', perché il processo è una forma spettacolare che si presta a essere utilizzata, in campo politico, per individuare le responsabilità". Lo dichiara Valerio Spigarelli, presidente dell'Unione camere penali italiane.
"E allora quel che conta, in prima battuta, quello che identifica anche l'idea della giustizia che queste iniziative sottendono, è quale tipo di processo si immagina - sottolinea Spigarelli - Ora, come in ogni tribunale del popolo, Grillo non dimentica di corredare l'iniziativa di imputazioni, testimonianze, prove a carico, una pubblica accusa e infine una giuria popolare. Ciò proprio per dare l'idea di un simulacro di legalità processuale. Il problema è che, nella sua proposta, Grillo dimentica completamente la difesa, alla quale non fa alcun cenno".
"Una dimenticanza pesante, una sorta di lapsus che dimostra un'idea della giustizia un po' sbilanciata - denuncia il presidente Ucpi - Ma anche questa non è una novità, i tribunali del popolo non brillano per la tutela del diritti di difesa, e dunque noi avvocati non ce ne dobbiamo avere a male". (segue)
